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Giorgia Meloni non inaugura, per ora, una discussione su Cassa Depositi e Prestiti come perno della strategia economico-industriale del governo, che passa anche da Cdp e il rinnovo dei suoi vertici. Sarà perché col mondo in guerra e le Europee alle porte la partita sulle nomine è destinata a slittare. O forse perché un attore chiave, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha il suo bel da fare tra la contesa tra Tesoro e Ragioneria Generale sul Superbonus e le partite per gestire la voragine contabile degli ultimi anni. Fatto sta che la stagione delle nomine del 2024 è partita in sordina.
In nomine Giorgia
Negli anni scorsi le nomine erano il centro dell’attenzione dei decisori politici e in quest’ottica il 2021, anno in cui andavano a scadenza Cdp, Ferrovie dello Stato e Rai pochi mesi dopo l’ascesa di Mario Draghi, fu istruttivo. Quest’anno, complici le Europee e il carosello politico sulla Rai, tutto sarà spostato come baricentro verso giugno. Fa sorridere pensare che l’unica grancassa mediatica partita nelle scorse settimane sia quella dei fautori della “continuità”. La dottrina del “tanto rumore per nulla” per cui Luigi Ferraris, ad di Fs, Dario Scannapieco e Giovanni Gorno Tempini, ad e presidente di Cdp, avrebbero già in tasca la riconferma da parte dell’azionista principale, il governo.
Il dualismo Scannapieco-Gorno Tempini in Cdp
Di questi tre colui che ha maggiori prospettive di riconferma è, ad oggi, Scannapieco: il manager…
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di Andrea Muratore
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2024-05-14 09:57:16 ,