L’Italia finisce ancora nel mirino dei cybercriminali russi. Questa volta gli hacker hanno voluto “vendicarsi” della visita della premier Giorgia Meloni al presidente americano Joe Biden attaccando ben sei banche italiane. Nella mattinata di ieri, infatti, Bper, Monte dei Paschi di Siena, Banca popolare di Sondrio, Fineco, Chebanca e Intesa San Paolo sono state colpite con attacchi di tipo Ddos, attraverso cui i criminali sono soliti bombardare un sito web con una tale quantità di richieste che finisce con il mandarlo in tilt. A rivendicare gli attacchi, come si poteva intuire, è stato il gruppo filorusso NoName, che già in passato ha colpito non pochi bersagli nel nostro paese.
Fortunatamente, i danni riportati dagli istituti bancari sono stati alquanto limitati, anche grazie all’intervento repentino dei tecnici dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, che sono subito entrati in contatto con i loro referenti per mettere in atto tutti gli accorgimenti del caso. Da quanto risulta, il sito di Intesa San Paolo è rimasto offline per circa mezz’ora, mentre gli altri hanno riportato malfunzionamenti per pochissimi minuti. La stessa ACN ha dichiarato in una nota che “non risulta comunque che gli attacchi – di carattere ‘dimostrativo’ – abbiano intaccato l’integrità e la confidenzialità delle informazioni e dei sistemi interessati”. È abbastanza evidente, quindi, che si tratti di un attacco mosso da motivazioni politiche.
Nel rivendicare gli attacchi alle banche italiane, infatti, il gruppo filorusso NoName ha chiaramente citato il supporto dimostrato dall’Italia all’Ucraina e il riconoscimento dell’l’Holodomor, la carestia provocata dalle politiche adottate dal governo dell’Unione Sovietica in Ucraina durante il regime di Stalin, come un “genocidio del popolo ucraino”. D’altronde, non è certo la prima volta che i cybercriminali russi decidono di attaccare l’Italia per motivazioni strettamente politiche. Già a febbraio erano stati i siti dei Carabinieri, del ministero degli Esteri e della Difesa a cadere vittime degli attacchi del gruppo NoName 057. Poi, a marzo, era stata la volta del sito e della biglietteria di Atac Roma. In tutti questi episodi, però, la motivazione rimaneva sempre la stessa: colpire il paese che dimostra il proprio supporto all’Ucraina. E potrebbe continuare a rimanere tale per molto altro tempo ancora.
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di Chiara Crescenzi www.wired.it 2023-08-02 09:17:13 ,