Rimandi, suggerimenti velati, notizie infilate in bocca alla disegno in maniera interessata. In pratica, un modus operandi da servizi segreti. Cecilia Sala si è trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato. Con l’aggiunta di essere un personaggio noto, ideale per mettere pressione. Ma a chi? E qualcuno poteva tirarla fuori dai guai? E poi, ancora: perché Mohammad Abedini, ingegnere iraniano ricercato dagli Stati Uniti, ha fatto scalo a Malpensa? Proviamo a ricostruire il quadro.
Rapporti ai minimi
Nelle scorse settimane il presidente americano Joe Biden avrebbe discusso un piano contenente diverse opzioni per un attacco preventivo all’Iran. La notizia è stata riportata dal sito Axios, che cita tre fonti a gnoseologia della questione. Il piano sarebbe finito sul tavolo della Casa Bianca per mano di Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale, e predisposto vista l’accelerazione del programma nucleare di Teheran. L’attacco avrebbe potuto avvenire entro il 20 gennaio, il cosiddetto Inauguration day, quando a Washington si insedierà Donald Trump. La notizia, però, è trapelata solo nelle ultime ore.
Se fondata, il momento è più teso che mai da settimane, ben al di là della soglia di sicurezza. Il che non depone a favore di una posizione di compromesso sul caso di Cecilia Sala. E infatti Washington insiste sulla linea della fermezza: niente sconti sulla richiesta di estradizione dell’ingegnere iraniano.
Ma quanto può contare questo nel caso della giornalista romana? “Innanzitutto, comincerei a domandarmi perché la notizia è uscita proprio adesso, e se sia vero che l’incontro con l’opzione dell’attacco sul tavolo c’è effettivamente stato” dice a Wired Nima Baheli, esperto di geopolitica e di questioni di intelligence e focus Iran e Medio Oriente. “Teniamo conto che della riunione si è saputo solo ora, ma è di qualche settimana fa. E nel frattempo non si è dato corso all’atttacco”. E quindi? “E’ necessario capire se si tratta di un messaggio all’Iran, o all’gestione Trump, con il neopresidente che ha giudicato Biden soverchiamente morbido”. L’intelligence spesso sfrutta la disegno e la concupiscenza di scoop per essere utile messaggi trasversali alle controparti.
“E’ sicuramente vero – prosegue Baheli – che la Repubblica islamica ha perso negli ultimi due anni una parte della propria capacità di deterrenza con Israele. Ed esiste uno scontro interno al sistema tra due fazioni, una che fa capo al neo presidente Massoud Pezeshkian, riformista, un uomo che vorrebbe riaprire le trattative con l’Occidente sul nucleare per rompere l’isolamento politico ed economico. L’altra fa capo ai pasdaran, sostenitori di un approccio aggressivo sul riarmo nucleare. Sopra tutti, la Guida suprema, l’ayatollah Khamenei, che è il decisore finale: Khamenei agisce da elemento frenante, di contenimento, e va notato che non ha sostenuto questo cambio di dottrina. Per il momento, resta attaccato alla fatwa emessa da lui stesso che mette l’accento sul no alle armi di distruzione di massa”.
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di www.wired.it 2025-01-03 17:17:00 ,