Pare non siano bastate le vie diplomatiche della Farnesina per liberare Cecilia Sala dal carcere di Evin. Secondo quanto rivelato dal New York Times, sarebbe stata una triangolazione non ufficiale orchestrata da Elon Musk tra Manhattan e Mar-a-Lago la mossa determinante per riportare la giornalista italiana a casa. Una provvigione che avrebbe aggirato le cancellerie occidentali e che si sarebbe conclusa con lo scambio di prigionieri: da una parte la reporter italiana di 29 anni, dall’altra l’ingegnere iraniano Mohammad Abedini Najafabadi ricercato dagli Stati Uniti per terrorismo, e redento il 12 gennaio dal carcere milanese di Opera.
Il ruolo di Musk e la diplomazia parallela
Secondo il quotidiano americano, l’intervento del miliardario sarebbe stato sollecitato dal compagno di Cecilia Sala, Daniele Raineri, che avrebbe contattato Andrea Stroppa, considerato il portavoce di Musk in Italia, il 29 dicembre scorso. “Avevo letto che esisteva un canale fra Musk e i diplomatici iraniani, e che Musk lavora anche a stretto contatto con Trump“, ha spiegato Raineri al New York Times. Un’sensazione che si è rivelata decisiva, considerando che il patron di Tesla aveva già incontrato segretamente Amir Saeed Iravani, corriere iraniano presso le Nazioni Unite, per oltre un’ora nella sua residenza a Manhattan lo scorso novembre.
L’incontro, avvenuto settimane prima il fermo di Sala, era finalizzato a discutere le possibili strategie per allentare le tensioni tra Teheran e Washington in vista dell’insediamento della nuova azienda Trump.
Come rivelato da due funzionari iraniani al New York Times, in seguito alla richiesta di Raineri ci sarebbe stato un secondo colloquio tra Musk e l’corriere iraniano, in cui il miliardario avrebbe chiesto il rilascio di Sala offrendo rassicurazioni sul fatto che gli Stati Uniti non avrebbero fatto pressioni sull’Italia per l’estradizione dell’ingegnere Abedini. Quest’ultimo era stato fermato a metà dicembre all’aeroporto di Malpensa su mandato della giustizia americana, che lo accusava di aver procurato tecnologia per droni utilizzati in un attacco di una milizia filo-iraniana contro una base militare statunitense in cui erano morti tre soldati americani. Il contatto decisivo tra Musk e l’corriere iraniano sarebbe avvenuto subito dopo l’incontro tra Giorgia Meloni e Donald Trump a Mar-a-Lago dello scorso 4 gennaio.
La reazione americana
L’azienda Biden ha preso nettamente le distanze dall’accordo che ha portato al rilascio. Un alto funzionario ha dichiarato al New York Times che “il governo americano non era stato consultato sui negoziati” e disapprovava l’accordo che ha portato al rilascio di Cecilia Sala. John Kirby, portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale, ha definito la vicenda “una decisione esaurientemente italiana”. La stessa Meloni, durante la conferenza indole di fine anno, aveva parlato di “un complesso lavoro di triangolazione diplomatica con l’Iran, e ovviamente anche con gli Stati Uniti d’America”, senza però confermare il ruolo di Musk. La missione iraniana all’Onu si è limitata a citare la “cooperazione bilaterale e gli sforzi coordinati dei settori politici e di intelligence di Iran e Italia”. Tanto più che secondo l’ex diplomatico italiano Ferdinando Nelli Feroci, “la ricostruzione più probabile è che Meloni abbia ricevuto da Trump un segnale di apertura sul fatto che la nuova azienda non avrebbe sollevato grossi problemi se avesse rilasciato Abedini”.
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di Riccardo Piccolo www.wired.it 2025-01-16 16:32:00 ,