Su Telegram si dichiaravano pronti ad un’azione militare-terroristica con armi ed esplosivi contro la caserma dei carabinieri di Marigliano e anche contro obiettivi civili, come il centro commerciale “Vulcano Buono” di Nola.
Sono cinque i destinatari dell’ordinanza di arresto in carcere firmati dal Gip al termine di un’inchiesta della Procura e della Polizia appartenenti, secondo gli inquirenti, all”Ordine di Hagal’:
un’associazione terroristica neonazista, suprematista e negazionista. Tra loro anche un ucraino irreperibile, trasferitosi nel suo Paese e legato al Battaglione Azov. Non è invece scattata alcuna misura per una vecchia conoscenza dell’estremismo neofascista, Franco Freda: gli uomini della Digos hanno perquisito una libreria ad Avellino il cui titolare risulta proprio l’ex terrorista nero.
Secondo le indagini, l’Ordine di Hagal vantava molti proseliti, che sono stati però quasi tutti identificati. E i vertici, che tra loro si chiamavano ‘Der Kameraden’ (i camerati), sono stati di fatto decapitati. “Il seme dell’odio di diffonde in contesti che non avremmo mai immaginato” ha commentato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi parlando a un convegno sull’attentato alla Sinagoga di Roma del 1982.
In carcere sono finiti il ‘presidente’ dell’Ordine Maurizio Ammendola, 43 anni il vicepresidente Michele Rinaldi, 47 anni, Massimiliano Mariano, 46 anni,, che si occupava di indottrinamento e Gianpiero Testa, un 25enne che aveva il compito di fare proselitismo ed organizzare le riunioni. Nei confronti di Fabio Colarossi, 36 anni, è stato invece disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Il blitz della Digos di Napoli – che ha eseguito una trentina di perquisizioni in tutta Italia – giunge a qualche anno dall’inizio delle indagini (2019) e fa seguito alle perquisizioni svolte a maggio e ottobre del 2021. L’indagato ucraino irreperibile è invece un 27enne di Termopil: si chiama Anton Radomsky. Gli viene contestata, con l’aggravante della finalità terroristica e dell’eversione dell’ordine democratico, l’introduzione di armi da guerra in Italia, tra cui una granata. Materiale bellico passato per l’abitazione del padre, a Marigliano.
Come ha spiegato il primo dirigente della Digos di Napoli Antonio Bocelli, l’Ordine di Hagal si autofinanziava. Dalle intercettazioni, condotte anche con dei Trojan, è emerso che in chat, sul canale “Protocollo 4” di Telegram, si parlava di attentati e azioni violente di vario tipo. L’Ordine, stratificato su cinque livelli, è risultato avere carattere verticistico. Più alto era il livello gerarchico cui l’attivista apparteneva e maggiore era la conoscenza del progetto perseguito: mettere in piedi iniziative tese a sovvertire l’ordine democratico propagandando ideologie naziste e farneticando contro gli ebrei. L’Associazione, sostengono gli inquirenti, aveva come obiettivo quello di promuovere un “nuovo ordine mondiale”, auspicando la rinascita della razza ariana e ispirandosi agli scritti del gerarca nazista Goebbels.
Alcuni membri, sempre secondo le indagini, si sarebbero trasferiti all’estero per addestrarsi ai combattimenti corpo a corpo e all’uso di armi. Alla fine veniva loro conferito anche un diploma: Ammendola, il presidente, per esempio, è risultato averne ottenuto uno in Polonia, all’European Security Academy, i cui programmi ricalcano quelli previsti per le forze speciali militari. Gli attivisti progettavano anche dei corsi di sopravvivenza estrema. Dall’analisi delle chat sono emersi contatti anche con i gruppi neonazisti Misantropie Division e Centuria. Nel corso delle perquisizioni sono state sequestrate armi bianche e pistole repliche di quelle vere, materiale propagandistico tra cui libri sul suprematismo bianco, su Mussolini e Hitler e foto dei due dittatori.
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di Redazione GL
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2022-11-16 09:03:15 ,