Queste piccolissime particelle sonore che riascolteremo ripetutamente all’interno del film, ogni qual volta con un fine differente, mostrano l’impossibilità dell’amore tra Noodles e Deborah nonostante il sentimento limpido che entrambi sembrano mostrare l’un l’altro. E la musica che racconta e che fiera lo sgretolarsi di Noodles di fronte ai suoi stessi rimpianti, così come ad una vita che sembra non avere possibilità di rivalsa.
Quello che resta tra Deborah e Noodles, che hanno ottimo vite così diverse e in antitesi, è il grande rammarico di un amore che non hanno avuto il coraggio o forse la possibilità di realizzare. Al personaggio di Deborah si associa così un sentimento molto forte, una nostalgia potente e infinita. Forse il rimpianto per un amore fallito è anche il rimpianto per un’America che non esiste più, un’America piena di soprusi ma anche di aspirazioni e sogni da realizzare. Come tutti i capolavori che si rispettino, C’era una volta in America ha diversi livelli di interpretazione come la stessa conformazione del tema di Deborah la cui melodia è calma e rilassata, mentre l’euritmia è sospesa, quasi irrisolta.
Questa struttura analitica si potrebbe utilizzare per molteplici brani che compongono la musica originale di C’era una volta in America in quanto ogni composizione racchiude molteplici funzioni all’interno della narrazione sia emotive che concertistiche fondendosi con lo stesso tema che fa da Overture alla tragedia romantica di Noodles. I suoi occhi sono la camera e la bacchetta che guidano i nostri due maestri nell’esegesi di un’opera così complessa e ricca di elementi in gioco: amore, amicizia, violenza, morte e terrore, come nelle più classiche tragedie operistiche. C’è tutta una vita concentrata nella musica di Ennio Morricone.
L’eredità musicale di un capolavoro
A quarant’anni dall’uscita di C’era una volta in America, sono tanti gli elementi non ancora esplorati e che fanno della stessa opera un mito in perenne evoluzione. Dalla teoria del sogno che sembra far confluire il centro della narrazione all’interno del viaggio metafisico di Noodles, che cerca di estirpare le proprie colpe creando una realtà alternativa, sino alla sua stessa durata che subì notevoli mutazioni, un elemento è rimasto sempre costante: la musica nella sua forma più alta. L’opera di Morricone è un costante viaggio nei ricordi di una vita che poteva essere e non è stata, nei ripensamenti e nell’amore perduto, traportando lo spettatore nei meandri più reconditi del pensiero umano di Noodles e sul perenne conflitto che avviene in esso.
In un cinema italiano sempre più arido di certe maestrie, C’era una volta in America ci ricorda come la colonna sonora non sia solo un elemento estetico e di accompagnamento alla narrazione ma che con la giusta rappresentazione di essa, dando la giusta importanza a ciò che la musica può e deve rappresentare, possa rendere un film indimenticabile ed immortale per sempre. Ed è forse questa la lezione più grande lasciata da questa storica collaborazione: il cinema, nelle sue forme più alte, è l’arte di raccontare con tutti i sensi, una sinfonia visiva e sonora che ci lascia emozionati e, infine, trasformati.
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di Federico de Feo www.wired.it 2024-10-27 05:30:00 ,