Le scoperte del Cern “sono legate alla natura dell’animo umano e alle sue emozioni profonde. Non serve per mangiare, ma il bisogno di capire come funziona il mondo lo abbiamo nel dna come la musica in cui spendiamo molti più soldi che nella studio”. Alla domanda provocatoria sull’utilità degli esperimenti del più grande laboratorio di fisica delle particelle al mondo situato a Ginevra, Michelangelo Mangano risponde così. Ospite del Wired Next Fest Trentino, il componente della Divisione di Fisica Teorica al Cern con massima sincerità ammette di non sapere dire ora “a cosa servirà il bosone di Higgs, ma il percorso di studio è ancora lungo e possono succedere molte cose”. Ricorda che proprio a questo laboratorio dobbiamo l’invenzione del web, i progressi nelle mammografie e in molti altri ambiti e poi guarda al futuro, alla nuova impresa a cui sta anche personalmente lavorando: il Future Circular Collider (FCC).
Successore del Large Hadron Collider (LHC) ora in funzione, questo acceleratore di particelle lungo più di 90 chilometri sarà in grado di raggiungere energie di collisione di 100 TeV e aprirà ulteriori nuove finestre nel mondo delle particelle. “Stiamo effettuando ora lo studio di fattibilità: è un progetto estremamente complesso da tutti punti di vista e ha costi molto elevati – racconta – non è banale aggregare attorno all’FCC tutti i paesi del Cern, e magari anche altri. Sicuramente prima del 2045 sarà impossibile vederlo in funzione”.
Nel frattempo i competitor cinesi e americani potrebbero “rubarci” la leadership, Mangano non lo nasconde ma non se ne preoccupa, anzi spiega che “in questo ambito di studio non esiste la leadership assoluta, è sempre condivisa e in alternanza. Il modo migliore per cooperare è competere, serve anche per convincere che quello che stiamo facendo è importante”. Il vero problema è invece il poter contare su una sufficiente “base di conoscenze e di persone disponibili a lavorare su queste cose – spiega – infatti dobbiamo fin da ora cominciare a costruire una comunità tecnologi e scienziati”. Un gruppo di persone motivate ma a cui se si domanda a se mai scopriremo i segreti nell’universo, rispondano come Mangano “spero proprio di no”.