All’inizio del febbraio 2016, dopo aver letto in un articolo che due scienziati del Massachusetts Institute of Technology (Mit) stavano studiando come il cervello reagisca alla musica, una donna ha sentito l’impulso di mandar loro un’email: “Ho un cervello interessante“, ha scritto nel messaggio.
EG, che ha chiesto di essere indicata solo con le iniziali per proteggere la sua privacy, non ha il lobo temporale sinistro, una parte del cervello che si ritiene sia coinvolta nell’elaborazione del linguaggio. Il caso della donna, tuttavia, non era del tutto adatto allo studio degli scienziati, che hanno quindi deciso di indirizzarla a Evelina Fedorenko, una neuroscienziata cognitiva del Mit che studia il linguaggio. È stato l’inizio di una collaborazione fruttuosa. Il primo articolo sul cervello di EG è stato recentemente pubblicato sulla rivista Neuropsychologia, e il team di Fedorenko prevede di pubblicarne molti altri.
Un cervello diverso dagli altri
La mancanza di una grossa parte del cervello ha avuto sorprendentemente un effetto limitato sulla vita di EG, che ha cinquant’anni ed è cresciuta nel Connecticut, negli Stati Uniti. EG ha una laurea, una carriera notevole e parla russo – come seconda lingua – così bene da fare sogni nella lingua. Scoprì per la prima volta di avere un cervello atipico nell’autunno del 1987, al George Washington University Hospital, quando fu sottoposta a una risonanza magnetica per una ragione non correlata. La causa era probabilmente un ictus avuto quando era una bambina; oggi, nella zona del cervello che dovrebbe essere occupata dal lobo temporale sinistro della donna c’è solo liquido cerebro-spinale. Per i primi dieci, EG non ha parlato con nessuno della sua situazione, esclusi i suoi genitori e i suoi due amici più stretti. Da allora, si è confidata con più persone, ma solo una cerchia molto ristretta conosce la sua anatomia cerebrale unica.
Nel corso degli anni, racconta la donna, i medici le hanno detto ripetutamente che il suo cervello era incomprensibile. Un medico le ha spiegato che dovrebbe soffrire di convulsioni e che non dovrebbe avere un buon vocabolario, ed “era infastidito dal fatto che non fosse così“. EG ha avuto diverse esperienze frustranti: “Hanno detto sacco di cose e sono saltati a conclusioni senza alcuna indagine“, spiega.
Poi EG ha incontrato Fedorenko: “Non aveva alcun preconcetto su ciò che avrei dovuto o meno essere in grado di fare“, ricorda. Per Fedorenko, l’opportunità di studiare un cervello come quello di EG rappresentava il sogno di ogni scienziato, e la donna si è dimostrata più che disponibile ad aiutarla.
Il laboratorio di Fedorenko sta cercando di far luce sullo sviluppo delle molte regioni del cervello che si pensa abbiano un ruolo nell’apprendimento e nella comprensione del linguaggio, il cui funzionamento però non è ancora del tutto chiaro. “Sappiamo molto poco su come si sviluppa il sistema“, dice Fedorenko. Questo perchè per capirlo sarebbe necessario analizzare il cervello di bambini tra gli uno e i tre anni, le cui capacità linguistiche sono ancora in fase di sviluppo. “Non abbiamo gli strumenti per sondare il cervello dei bambini di quell’età“, aggiunge.
Quando EG si è presentata al suo laboratorio, Fedorenko ha capito di avere un’occasione pregiata per capire come il tessuto rimanente nel cervello della donna aveva riorganizzato i compiti cognitivi. È molto raro che una persona come EG si offra volontaria per essere studiata dagli scienziati.
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di Grace Browne www.wired.it 2022-04-16 05:00:00 ,