Le aziende che realizzano strumenti di intelligenza artificiale generativa, come per esempio ChatGPT, dovranno esplicitare qualsiasi contenuto protetto da copyright utilizzato nei propri processi. È questa, secondo quanto riporta l’agenzia Reuters, la novità contenuta nell’ultima bozza dell’AI Act licenziata da una commissione del Parlamento europeo, il pacchetto di normative che per primo al mondo potrebbe disciplinare la tecnologia più in voga del momento.
La Commissione europea è al lavoro per la redazione di questa normativa già da due anni. La necessità di regolamentare il comparto si è però resa più stringente dopo il rilascio del chatbot ChatGPT da parte di OpenAI e ora sarebbe tutto pronto per la fase del trilogo, il negoziato informale tra rappresentanti dello stesso esecutivo, del parlamento e del consiglio europeo.
È molto probabile che il testo definitivo possa prevedere una classificazione degli strumenti di intelligenza artificiale in base al loro livello di rischio percepito, considerando parametri come la sorveglianza biometrica, la diffusione di disinformazione e l’uso di linguaggio discriminatorio. La scala di questa speciale graduatoria andrebbe da uno stadio minimo a uno intollerabile, passando per uno limitato e uno alto. Le tecnologie rientranti in quest’ultimo non saranno vietate, ma richiederanno una trasparenza estrema da parte delle aziende che le utilizzeranno.
In questo senso va anche la novità relativa al copyright, introdotta secondo l’agenzia Reuters solo nelle ultime due settimane. Inizialmente l’esecutivo europeo sembrava infatti essere indirizzato nella direzione della previsione di un divieto totale per le società di utilizzare materiale protetto da copyright per addestrare i propri modelli di intelligenza artificiale generativa.
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di Alessandro Patella www.wired.it 2023-04-28 09:17:55 ,