Ma il vero punto nodale è la sezione che dalla descrizione dell’attività proposta arriva all’analisi dei competitor e dei mercati di riferimento, scritta da ChatGpt e revisionata da Ferroni. Sono le righe decisive, quelle in cui si decide se assegnare centinaia di migliaia, a volte milioni di euro. In questo caso le indicazioni sono state, per esempio: “scrivi il paragrafo in concordanza con le linee guida del bando”, “migliora questo paragrafo rendendolo aderente a questo testo di legge” afferma il consulente.
Sulla base degli screenshot forniti a Wired, il confronto tra l’output dell’elaboratore e il testo che ha visto l’assegnazione del finanziamento mostra un intervento umano che raffina notevolmente una struttura, però, concepita in sostanziale autonomia dalla macchina, e che avrebbe potuto tranquillamente stare in piedi da sola. Con un effetto da grandi magazzini, forse: i concetti sono quelli classici del marketing, il lessico quello abusato che si può ritrovare nei tanti blog di settore disponibili in rete e che l’algoritmo probabilmente conosce. Uno stile, insomma, leggermente commerciale, ma facile da sgrezzare e imbellettare con un po’ di mestiere.
“Sicuramente in uno studio professionale non si può fare a meno di una figura senior in grado di operare una revisione approfondita – commenta Ferroni -. Le prime righe sono state più difficili da sgrezzare perché il software parte fornendo risposte molto generiche, ma poi migliora. L’Ai si è rivelata uno strumento in grado di velocizzare il flusso di lavoro e di ridurre il numero di figure che ruotano attorno a un progetto. Una realtà che impiegava tre giovani e un solo consulente esperto oggi può fare a meno delle tre figure junior. In futuro? Mi piacerebbe formare figure che sappiano usare questi tool nell’ambito dell’europrogettazione e del project management”.
Il discorso scritto dall’Ai
Dopo le tesi di laurea, cominciano dunque a rincorrersi notizie di applicazioni dell’intelligenza artificiale fino a poco tempo fa impensabili. Anche il Parlamento ha avuto un assaggio delle potenzialità dell’Ai generativa: qualche giorno fa il senatore Marco Lombardo di Azione si è presentato in aula con un intervento sul disegno di legge di ratifica degli accordi italo-elvetici per i frontalieri. Poco prima di concludere, Lombardo aveva confessato di essersi fatto aiutare da Gpt4, “nutrito” con un menù composto dal disegno di legge in questione, i testi dei discorsi pregressi pronunciati dai senatori di Carlo Calenda, e condito dalla discussione completa del provvedimento con gli interventi di tutti i gruppi parlamentari. Si tratterebbe, a quanto se ne sa, di un unicum nei parlamenti occidentali.
Pare che nessuno si sia accorto del falso. Lombardo ha dichiarato di aver agito per “far riflettere sul tipo di sfide e rischi legati all’intelligenza artificiale”. Si è trattato, ha aggiunto, di “un monito alla politica per evidenziare che, così come molti altri ambiti e settori, [questa] non è immune dalle simulazioni realizzate attraverso sistemi informatici intelligenti. In ballo c’è un tema fondamentale come la democrazia”. Umberto Eco ripeteva che i social network hanno portato sulla scena pubblica discorsi che in epoche non troppo distanti da questa avrebbero trovato posto solo nei bar di quartiere. Riconoscerli, va aggiunto, era facile. Con l’intelligenza artificiale generativa, orazioni nello stile di un Churchill, di un De Gaulle, di un Berlinguer potrebbero essere scritte da chiunque, convincere i parlamentari a legiferare, in un ingranaggio vizioso che potrebbe stritolare le aule.
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di Antonio Piemontese www.wired.it 2023-06-05 13:32:34 ,