Author: Marzio Breda
Data : 2022-12-31 20:24:11
Dominio: www.corriere.it
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L’orgoglio per la nostra democrazia compiuta e la sottolineatura della «novità di grande significato sociale e culturale da tempo matura», per cui oggi abbiamo una donna premier
È un pretesto demagogico ripetere che la nostra è una Nazione immobile, e in quanto tale paradossalmente instabile, come se la politica fosse condannata all’inerzia per chissà quale sortilegio istituzionale. Un assunto che fa scattare a intermittenza certe spinte a cambiare la Costituzione. Basta pensare agli sconvolgimenti elettorali degli ultimi anni, che hanno consegnato il potere a quasi tutte le forze politiche, di ogni orientamento e colore.
Sinistra e destra, populisti e sovranisti, euroentusiasti ed euroscettici e perfino i movimenti antisistema si sono alternati alla guida del Paese «in differenti coalizioni». E tutti, dai 5 Stelle al Pd, alla Lega a Fratelli d’Italia, hanno dovuto «misurarsi con le difficoltà di governare», hanno dovuto «riconoscere la complessità, esercitare la responsabilità delle scelte, confrontarsi con i limiti imposti da una realtà sempre più caratterizzata da fenomeni globali».
Insomma, la nostra è una democrazia che funziona, “matura, compiuta”, che non esclude nessuno (infatti garantisce l’alternanza) e che pertanto “induce” – o meglio, dovrebbe indurre – a una «comune visione del sistema democratico, al rispetto di regole che non possono essere disattese, del ruolo di ciascuno». Ecco il punto politico più stringente del discorso di fine anno pronunciato da Sergio Mattarella.
Ha parlato per esperienza diretta, il capo dello Stato, perché negli otto anni trascorsi al Quirinale ha ascoltato molte volte le deprecazioni di chi, insistendo a qualificare il nostro come un sistema inerte e, appunto, instabile, pretenderebbe di cambiarlo alla radice in nome della stabilità. Non è entrato nel merito delle sempre annunciate (e sempre diverse) riforme della Carta, materia che spetta al Parlamento, ma si è riferito al quadro istituzionale in senso lato. E neppure ha toccato il tema della legittimazione di questo o quel partito a entrare a Palazzo Chigi, perché sono tutti legittimati dal voto. Anzi, ha elogiato «la novità di grande significato sociale e culturale da tempo matura», per cui oggi abbiamo una donna premier. Si è limitato a sottolineare cose che ha più volte detto e che, per amore della verità e restando coerente sulla propria linea di pensiero, ha voluto riaffermare alla stregua di un memorandum.
Altro dossier obbligato, per lui, la «folle guerra scatenata dalla Federazione russa all’Ucraina», sulla quale si sta misurando anche l’esecutivo da poco insediato. E anche adesso è tornato a sollecitare una pace fondata su «giustizia e libertà»: il che significa escludere ogni tipo di comoda (o vile?) equidistanza tra aggrediti e aggressori e il rifiuto di una «visione che riporti indietro la storia, e di un oscurantismo fuori dal tempo e dalla ragione».
C’è naturalmente anche il capitolo del Covid, che lo ha spinto a rilanciare il valore del Servizio sanitario nazionale, che secondo alcune denunce rischia di essere mortificato da scarsi investimenti e ancor minore considerazione.
E ci sono i postumi del conflitto sull’economia, e l’ansia di tante famiglie «per l’aumento della povertà e del bisogno».
E qui, Mattarella ha proposto due altre questioni politiche di grande attualità: 1) l’evasione fiscale, materia tornata divisiva nella stessa maggioranza e su cui il capo dello Stato si dilungò già nel proprio discorso d’insediamento, e che stavolta ha evocato rammentando «il senso civico di chi paga le imposte», perché questo «serve a far funzionare l’Italia e al bene comune»; 2) «le differenze tra Nord e Sud», che alimentano il dibattito sulla riforma per l’autonomia differenziata, per le quali ha richiamato la Costituzione là dove «prescrive che la Repubblica rimuova gli ostacoli di ordine economico e sociale che ledono i diritti delle persone».
Infine, c’è stato il vasto, e a lui caro, argomento dei giovani, compresi quelli che si battono «con coraggio» in Iran, in Afghanistan e in Russia. Per aiutare i ragazzi di abitazione nostra, ha chiesto che il governo dedichi attenzione alla scuola, all’Università e alla ricerca, oltre che nei progetti del Pnrr. Anche per loro, la sfida che propone il presidente è: «Dobbiamo stare nel nostro tempo, non in quello passato».
31 dicembre 2022 (modifica il 31 dicembre 2022 | 20:50)
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