AGI – La Toscana si conferma uno dei territori privilegiati per attività di riciclaggio e reati economico-finanziari su larga scala secondo il ‘Quinto Rapporto sui fenomeni di criminalità organizzata e corruzione in Toscana nel 2020’. Dallo studio, realizzato dalla Scuola Normale di Pisa su commissione della Regione Toscana, emerge in parallelo che le azioni di prevenzione e contrasto portate avanti dalle direzioni antimafia e dalle procure non hanno subìto battute d’arresto.
Nel rapporto relativo alla criminalità, curato dal ricercatore della Scuola Normale, Salvatore Sberna, si sottolinea che “in Toscana ci sono strategie criminali diverse da quelle tradizionali usate dalle mafie: la loro presenza è pulviscolare perché queste organizzazioni esternalizzano ad associazioni criminali locali o si affidano a soggetti che individualmente, come professionisti, riescono a promuovere interessi illeciti”. Un modus operandi che nel rapporto viene chiaramente definito come “variante toscana”.
“Gli episodi del 2020 – spiegano i ricercatori – rendono sempre più intellegibili i caratteri di una specifica ‘variante toscana’ rispetto ai fenomeni di riproduzione criminale delle mafie nazionali e transnazionali nella regione. In Toscana queste organizzazioni mostrano una forte vocazione imprenditoriale, che trova realizzazione nel tessuto economico locale attraverso investimenti di capitali illeciti sia per fini di mero riciclaggio, sia con l’obiettivo di fare impresa, operando attivamente nel mercato regionale e anche fuori i confini regionali”.
Nel 2020 sono stati 42 gli episodi in Toscana riconducibili a matrice criminale italiana e 32 straniera. Nel 40% dei casi domina la camorra, in particolare negli investimenti immobiliari, seguita dalla ‘ndrangheta al 29% che domina nel narcotraffico e nel riciclaggio, e infine Cosa Nostra.