Per circa 24 ore, Evgenij Prigohzin, capo della milizia privata Wagner, ha convinto il mondo che in Russia sarebbe scoppiata una nuova rivoluzione. Con circa 6 anni di ritardo per il centesimo anniversario della rivoluzione bolscevica e senza alcun ideale di uguaglianza a giustificarla, ma motivata unicamente dai giochi di potere di due signori della guerra.
Per 24 ore, Prigozhin ha sfidato il nuovo zar leader della Federazione russa, Vladimir Putin, portando i suoi uomini a 200 chilometri da Mosca. Poi, all’improvviso, la crisi è rientrata. L’ultima comunicazione di Prigozhin è un audio in cui ordina alle truppe di rientrare alla base, dopodiché, ha chiuso tutte le sue comunicazioni e di lui non si sa più nulla.
Perché lo stop
È impossibile sapere cosa abbia convinto il leader dei mercenari Wagner a ritirarsi, dopo aver occupato i centri di potere delle città di Rostov sul Don e Voronezh, senza sparare un colpo. E altrettanto impossibile è capire cosa abbia convinto Putin a concedere un’amnistia totale a Prigozhin e ai suoi uomini, responsabili, di fatto, di tradimento e complotto contro lo Stato russo e di aver abbattuto circa 7 mezzi dell’aviazione militare russa.
Una delle teorie più diffuse sostiene che Putin possa aver offerto il ministero della Difesa a Prigozhin, che per mesi ha attaccato ferocemente l’attuale occupante del dicastero, Sergei Shoigu. Ma da quando Prigozhin è scomparso, Shoigu è stato ripreso in visita alle truppe russe in Ucraina, a dimostrare come il suo ruolo non sia in discussione.
Il silenzio su Telegram
Molto più plausibile è invece l’ipotesi sostenuta dal quotidiano britannico Telegraph, che cita fonti dell’intelligence del Regno Unito, secondo cui i servizi segreti interni della Russia, il famoso Fsb erede del Kgb, avrebbero minacciato i familiari di Prigozhin e degli altri leader della Wagner. Inoltre, secondo le stesse fonti, sembrerebbe che le forze a disposizione di Prigozhin fossero molte meno di quanto millantato, cioè appena 8mila rispetto alle 25 mila annunciate da Prigozhin.
Ma dal momento della ritirata in poi, i solitamente attivissimi canali social di Prigozhin sono rimasti muti. Il capo dei mercenari non ha rilasciato alcuna dichiarazione da oltre un giorno. Il suo portavoce, come riporta il Financial Times, avrebbe semplicemente detto “vi saluta tutti e vi risponderà quando avrà una buona ricezione sul cellulare”. Una profondissima quiete dopo la tempesta.
Come sostiene Associated Press, Prigozhin avrebbe accettato di andare in esilio in Bielorussia, in cambio dell’immunità per sé e per i suoi uomini dalle accuse di sedizione e tradimento. Il presidente Alexandr Lukashenko sembra aver giocato un ruolo centrale nelle trattative tra Putin e Prigozhin, ma a oggi nessuno sa se Prigozhin sia effettivamente arrivato nel paese e che cosa combinerà da lì.
L’Ucraina ora teme che i Wagner possano venire usati per attaccare Kyiv partendo proprio dalla Bielorussia e la Polonia ha già rafforzato le difese al confine con lo stato ostile, si legge sul Kyiv Inependent. Ma non ci sono notizie sulla posizione attuale dei mercenari Wagner che avevano seguito Prigozhin nel suo golpe lampo.
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di Kevin Carboni www.wired.it 2023-06-26 09:50:42 ,