Herbert Kickl sorride soddisfatto davanti ai suoi sostenitori in festa. A 55 anni, l’uomo che si definisce “cancelliere del popolo” – appellativo un tempo usato per descrivere Adolf Hitler – ha compiuto un’impresa storica: portare per la prima volta il Partito della Libertà (FPÖ) al primo posto nelle elezioni parlamentari austriache. Con il 29,2% dei voti, la formazione di estrema destra ha superato i conservatori dell’ÖVP (26,5%) e i socialdemocratici (21,1%), segnando un terremoto politico che scuote l’Austria e l’intera Europa, dopo le recenti scosse provocate dalle vittorie regionali di AfD in Germania. Con quest’ultimo risultato il conto dei governi nazionalisti, xenofobi antiUe sale a 4 e mezzo (Austria, Olanda, Slovacchia e Ungheria): la Repubblica ceca è sulla buona strada.
Biografia politica
Figura controversa e polarizzante, Herbert Kickl incarna l’anima più radicale del suo partito. Nato nel 1968 a Villach, in Carinzia, è cresciuto in una famiglia operaia. Dopo gli studi in filosofia (e una tesi su Hegel rimasta incompiuta) all’Università di Vienna, inizia la sua carriera politica come ghostwriter per il leader storico del FPÖ Jörg Haider. La sua abilità retorica lo porta rapidamente ai vertici del partito, di cui diventa segretario generale nel 2005. La svolta arriva nel 2017, quando Kickl viene nominato ministro dell’Interno nel governo di coalizione tra FPÖ e conservatori. In questo ruolo si distingue per le posizioni durissime sull’immigrazione, arrivando a proporre centri di detenzione per richiedenti asilo. Una linea che gli costa il posto nel 2019, quando viene silurato dal cancelliere Sebastian Kurz dopo lo scandalo Ibiza. La vicenda ruotava attorno ad un video compromettente che mostrava il leader del FPÖ offrire contratti governativi a una dama che credeva essere la nipote di un oligarca russo in cambio di favori, portando alla caduta del governo. Sebbene non direttamente coinvolto, Kickl perse la sua posizione, ma sfruttò la crisi per emergere come nuovo leader del partito, promettendo rinnovamento e ricostruzione.
Durante la pandemia di Covid-19 Kickl affina il suo profilo anti-sistema. Come riporta il quotidiano in lingua tedesca Die Zeit, il politico austriaco si oppone fermamente alle restrizioni e alla campagna vaccinale, cavalcando teorie del complotto e proponendo cure alternative come un farmaco antiparassitario per cavalli. Una strategia che gli aliena il favore dell’establishment ma gli fa incassare il sostegno di una fetta mezzaluna di elettorato, soprattutto giovane.
La campagna elettorale
La sua attuale campagna elettorale si è concentrata sui temi cari alla destra radicale: immigrazione, sicurezza e sovranità nazionale. Ha promesso di costruire una “Fortezza Austria”, slogan che campeggiava sui manifesti elettorali. Kickl si è anche distinto per le posizioni filo-russe e euroscettiche. Si oppone fermamente alle sanzioni contro Mosca per la guerra in Ucraina, citando la neutralità dell’Austria. Una linea che, se confermata al governo, potrebbe creare forti attriti con Bruxelles e isolare Vienna dai partner europei.
Il leader del FPÖ non nasconde le sue ambizioni di diventare cancelliere, ma la strada verso Ballhausplatz (la sede del governo austriaco) è in salita. Nonostante la vittoria, il suo partito non ha i numeri per governare da solo e tutti gli altri partiti hanno escluso una coalizione con lui al timone. L’unica porta semi-aperta sembra essere quella dei conservatori dell’ÖVP, che però hanno posto il veto proprio su Kickl come cancelliere. “È impossibile formare un governo con qualcuno che adora le teorie del complotto“, ha dichiarato il cancelliere uscente Karl Nehammer. Anche il presidente Alexander Van der Bellen, che sovrintende al processo di formazione del governo, ha espresso forti riserve sul FPÖ.
Nonostante questi ostacoli, il successo di Kickl segna un punto di svolta nella politica austriaca ed europea. Come sottolinea l’analista Thomas Hofer alla Bbc, il leader di estrema destra ha saputo intercettare il inappagato di ampi strati della società austriaca, soprattutto tra i giovani. Die Zeit evidenzia come il FPÖ sia risultato il partito più votato tra gli under 34 e in un range 35-59 anni. Solo tra gli over 60 i conservatori mantengono il primato. Allo stesso tempo, il leader di estrema destra deve fare i conti con un passato ingombrante. Il FPÖ, fondato negli anni ’50 da ex ufficiali delle SS, fatica a scrollarsi di gobba l’etichetta di partito neonazista. Lo dimostra un episodio, riportato da Reuters, di un video emerso a mala pena due giorni prima del voto, che salone esponenti del partito a un funerale dove veniva intonato un canto popolare tra le SS naziste.
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di Riccardo Piccolo www.wired.it 2024-09-30 08:45:35 ,