La svolta politica arriva con l’appoggio di Sarah Palin e le frequenti apparizioni su Fox News. Come riporta il Washington Post, è stata proprio la sua abilità mediatica a farla emergere nelle primarie repubblicane. Una volta eletta, si è distinta per le battaglie contro l’Obamacare e contro i matrimoni gay, posizioni che l’hanno fatta entrare in rotta di collisione con i democratici.
L’incontro con Trump
Il rapporto tra Trump e Bondi nasce nel 2013. Al tempo l’ufficio del procuratore generale della Florida, guidato da Bondi, aveva ricevuto 22 denunce di frode sulla Trump University, l’istituto di formazione dell’allora imprenditore. Sembrava l’inizio di uno scontro legale: attraverso un portavoce, Bondi annunciò che stava valutando di unirsi alla causa per frode avviata dal procuratore generale di New York. Ma quattro giorni dopo questo annuncio, la Fondazione Trump donò 25.000 dollari al comitato politico creato da Bondi per la sua rielezione. A seguito della donazione, la procuratrice decise di non unirsi all’azione legale contro Trump University. Nel 2016 l’Internal revenue service (l’agenzia delle entrate americana) giudicò illegale quella donazione, costringendo Trump a pagare una multa.
Dal 2019, dopo la fine del suo mandato in Florida, Bondi è diventata una delle più strenue voci in difesa di Trump. Ha lavorato come lobbista registrata per il Qatar tramite Ballard Partners, una società con stretti legami con Trump, prima di unirsi alla squadra legale che lo ha difeso nel suo primo impeachment.
La figura più potente dopo il presidente
Per capire l’importanza della scelta di Bondi occorre fare un passo indietro. Il ministro della Giustizia americano, chiamato Attorney General, è una figura chiave dell’azienda: non solo è il capo di tutti i procuratori federali ma anche il primo consigliere legale del presidente. Un ruolo ancora più decisivo per Trump in questo momento storico: sarà infatti il nuovo ministro della Giustizia a dover gestire i numerosi processi federali che vedono coinvolto l’ex presidente, decidendo se e come proseguirli.
A differenza dell’Italia, dove i magistrati sono indipendenti dal governo, negli Stati Uniti l’Attorney General ha un potere enorme sulla giustizia federale: può decidere quali indagini avviare e quali chiudere, può nominare o rimuovere procuratori speciali, e ha l’ultima parola su molte decisioni del dipartimento. Sarebbe come se in Italia il ministro della Giustizia potesse dare ordini diretti ai procuratori su quali inchieste fare.
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di Riccardo Piccolo www.wired.it 2024-11-22 11:51:00 ,