Cernobbio – C’è una questione tecnica che riguarda l’imbarco dei satelliti di Starlink per colmare i ritardi del piano Italia a 1 Giga, che ha l’obiettivo di connettere a banda larga le aree più remote del Paese. Una questione tecnica che prescinde le volontà politiche dello stesso governo Meloni, che sta corteggiando Elon Musk perché la sua società di telecomunicazioni satellitari aiuti l’esecutivo a raggiungere gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) in termini di connettività.
È la capacità di download. Perché Starlink garantisce nella sua offerta standard una velocità di download di 130-250 megabit al secondo (Mbps). E di recente ha lanciato una proposta più conveniente, che dimezza il prezzo dell’abbonamento in cambio di una velocità tra 50 e 100 Mbps. Mentre il bando per il piano Italia a 1 Giga, come dice il nome, richiede una velocità di download a 1 giga. O almeno di 300 mega, nei momenti di maggior picco di traffico. Detto altrimenti: se il governo intende tirare dritto sulla linea di affidarsi alla società di Elon Musk per rispettare le scadenze comunitarie, c’è il rischio di scontrarsi con le regole stabilite dal programma di connettività.
Connessioni “a tempo”
Per questo, a quanto apprende Wired a margine di ComoLake, evento organizzato a Cernobbio con esponenti del mondo del digitale e delle telecomunicazioni, il Dipartimento per la cambiamento digitale, impegnato sulla partita, sta studiando la formula con cui inquadrare l’eventuale collaborazione con Starlink. L’idea potrebbe essere quella di una formula temporanea. Un servizio “a termine”, che faccia da tampone, mentre uno dei due vincitori del bando Italia a 1 giga, Open Fiber, termina le sue operazioni di cablaggio in fibra.
Il piano Italia a 1 giga, finanziato con 3,65 miliardi di fondi del Pnrr, è uno dei progetti cardine per la digitalizzazione e deve essere consegnato entro giugno 2026. Il problema è che gli ultimi dati sullo stato di avanzamento dei lavori indicano un livello di completamento del 29%. Ad aggiudicarsi i lavori per connettere 7 milioni di numeri civici dello Stivale sono stati Open Fiber e Fibercop, la società della rete nata dallo scorporo di Tim. L’amministratore delegato di Fibercop, Luigi Ferraris, ha spiegato a ComoLake di essere “in linea con i programmi”. “Abbiamo avuto un lieve ritardo in Sardegna che stiamo recuperando – ha aggiunto -. Abbiamo 2,3 miliardi di euro dal Pnrr e contiamo di realizzarli entro i tempi”.
Anche il sottosegretario all’Innovazione digitale, Alessio Butti, ha voluto rassicurare: “Open Fiber e Fibercop non falliranno. Stiamo lavorando con caparbietà e creatività per consentire a Open Fiber e Fibercop di centrare gli obiettivi previsti per il giugno 2026”. Lo stesso Butti però non ha nascosto le trattative in corso con Starlink, messe nero su bianco in una intervista a Il Sole 24 Ore: “Visti i ritardi degli operatori, il governo sta esplorando opzioni che possano contribuire a garantire connettività nell’immediato. Con riferimento alle aree più remote, stiamo valutando con Starlink e altri operatori l’integrazione della tecnologia satellitare”. Nello specifico, ha spiegato il sottosegretario, ci sarebbero già interlocuzioni in corso con alcune regioni italiani per “per sperimentare la fornitura di un servizio space-based rivolto ad aree remote o prive di infrastrutture terrestri“.
Diplomazia satellitare
Il problema è far rientrare questo accordo dentro la cornice delle regole europee, che hanno validato il piano di connettività del Pnrr. Date le differenze tecniche di download, un accordo potrebbe prestare il fianco ai ricorsi delle aziende che hanno già ricevuto l’incarico di cablare le aree remote. O di chi vorrebbe salire a bordo del progetto. A ComoLake Pietro Labriola, ad di Tim, non ha mascherato di tenere duro sott’intuito le mosse con Musk: “Qualunque tecnologia è benvenuta, purché si abbiano le stesse regole. Noi abbiamo l’obbligo di intercettazione, abbiamo l’obbligo di avere un call center aperto h24. La parità delle regole è fondamentale. Spero che chiunque venga a investire in Italia, assuma in Italia e paghi le tasse in Italia“. E poi ha aggiunto: “Equipariamo le regole. L’importante è la definizione delle regole”.
Per questo un accordo ponte potrebbe salvare la situazione. Affidare a Musk di coprire il servizio fintantoché Open Fiber non ci arriva con la fibra, garantendo alla società più tempo per aprire i cantieri oltre la scadenza del 30 giugno 2026. Una negoziazione delicata, tra Roma e Bruxelles, dato che in risposta alla costellazione satellitare delle telecomunicazioni di Musk di recente la Commissione europea ha lanciato un piano alternativo, Iris2, con 2,4 miliardi di investimenti. Rafforzare Starlink potrebbe risultare indigesto ai piani alti dell’esecutivo comunitario. Butti ha affermato che ci sono interlocuzioni in corso anche operatori italiani.
Ma la fascinazione del governo per Musk è nota. Un rapporto coltivato anche per valutare un collisione sulle telecomunicazioni satellitari, finito nell’agenda dell’incontro tra l’imprenditore e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel dicembre 2023, quando Musk ha preso parte alla convention annuale di Fratelli d’Italia, Atreju. La partita è aperta.
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di Luca Zorloni www.wired.it 2024-10-16 05:00:00 ,