Nuovi possibili scenari nel giallo del Mostro di Firenze: sarebbe stato isolato un Dna sconosciuto su uno dei proiettili usati nell’omicidio di Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili, le ultime vittime del serial killer. L’avvocato Adriani: “Se ci daranno l’autorizzazione i parenti chiederemo alla procura la riesumazione del corpo di Stefania Pettini”.
Possibile svolta nel giallo del Mostro di Firenze, uno dei serial killer più famosi della cronaca nera italiana, al quale furono attribuiti tra il 1968 ed il 1985 otto duplici omicidi consumatisi nelle campagne fiorentine. Secondo quanto reso noto dall’avvocato Vieri Adriani, che assiste i familiari di alcune vittime, “un Dna sconosciuto è stato isolato su uno dei proiettili usati nell’omicidio di Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili, le ultime vittime del mostro di Firenze. Un Dna che ricorre anche sui proiettili di altri due delitti. Potrebbe aprire nuovi scenari nel giallo infinito del killer delle coppiette la ricerca di Lorenzo Iovino, ematologo italiano che lavora negli Usa, dove si occupa di trapianti di midollo”.
Mauriot e Kraveichvili furono uccisi a Scopeti 30 anni fa. Un proiettile, denominato V3, conficcato nel cuscino della tenda dei due ragazzi, è stato ritrovato il 30 giugno 2015 ed è stato esaminato nel 2018 da una équipe guidata dal genetista Ugo Ricci. La squadra di medici ha individuato un profilo ricorrente, mescolato a un secondo profilo sconosciuto. L’ematologo italiano Lorenzo Iovino ha poi analizzato le sequenze del Dna. “Il secondo Dna sul reperto V3 non solo non è compatibile con quello delle vittime e del secondo perito balistico che aveva maneggiato il reperto, ma neanche con quello di alcuni indagati, o delle tracce di Dna di altri sconosciuti isolate da Ricci sui pantaloni di Jean Michel e sulla tenda”, ha spiegato Iovino all’edizione fiorentina di Repubblica.
Il legale ha sottolineato sempre al quotidiano La Repubblica che Iovino “ha scorporato in modo integrale la sequenza di Dna, scoprendo anche una parziale sovrapposizione con quelle individuate su altri due proiettili rinvenuti in occasione dei duplici omicidi di Horst Wilhelm Meyer e Jens-Uwe Rüsch (9 settembre 1983) e di Pia Rontini e Claudio Stefanacci (29 luglio 1984). La firma del mostro, almeno in ipotesi. Rimasta impressa al momento di ricaricare l’arma”. Si ricordi che il killer utilizzava una Beretta calibro 22 per uccidere le sue vittime.
Proprio sulla scia di questa scoperta, l’avvocato Adriani chiede ora che vengano fatte “tutte le comparazioni possibili con i reperti a disposizione e con il profilo delle persone che sono state indagate nel corso del tempo. Se ci daranno l’autorizzazione i parenti chiederemo alla procura la riesumazione del corpo di Stefania Pettini“, che fu uccisa a Vicchio il 14 settembre 1974 con Pasquale Gentilcore. Il motivo? “Sappiamo dalla consulenza del medico legale che potrebbe aver lottato con l’assassino, non è impossibile pensare che dei campioni biologici siano rimasti per esempio sotto le unghie. Certo, è possibile che non si trovi nulla, per il tempo trascorso o per lo stato di conservazione del cadavere troppo deteriorato. O che, anche in caso di esito positivo, il Dna possa essere incompleto o non comparabile. Resta il fatto che nei casi non risolti bisogna tentare tutto il tentabile”.
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di Ida Artiaco
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2024-07-29 08:08:06 ,