Piccoli sconti di pena (pochi mesi in tutto) e per il resto l’integrale conferma delle condanne di primo grado costate 170 anni di carcere complessivi ai 21 imputati finiti alla sbarra. E’ la durissima richiesta dell’accusa giunta al termine del processo d’Appello che vede coinvolti i ras della famiglia Batti. La dinastia criminale, attiva tra Terzigno, Ottaviano e San Giuseppe Vesuviano, è ritenuta a capo di una holding specializzata nel traffico di sostanze stupefacenti. A oltre un anno dalla sentenza di primo grado – emessa a dicembre del 2020 – è entrato nel vivo il processo d’Appello a carico degli imputati.
Secondo l’Antimafia i Batti sono una delle famiglie che detta legge nel settore della vendita al dettaglio di stupefacenti tra Ottaviano, San Giuseppe Vesuviano e Terzigno. Un gruppo nato a partire dal 2008, all’ombra del clan Fabbrocino, ma presto capace di imporsi nel mercato dello smercio degli stupefacenti. Un giro di affari sporchi, legati ai carichi di droga importati dall’estero e alle estorsioni ai danni degli imprenditori. Un presunto business illecito ricostruito dalla Dda napoletana e dal nucleo investigativo della compagnia di Torre Annunziata, che il 14 maggio del 2019 ha eseguito 11 ordinanze di custodia cautelare su ordine del gip di Napoli. Alla sbarra sono finite in totale 29 persone (alcuni hanno scelto il rito ordinario, la maggior parte, invece, l’abbreviato).
L’inchiesta ha preso spunto da alcuni tentati omicidi. Secondo gli inquirenti era chiaro che fosse in atto un’alterazione degli equilibri criminali sul territorio. Accuse finite al centro di questo procedimento penale. Secondo l’accusa a capo del gruppo c’era Alfredo Batti, condannato a 20 anni in primo grado per questa vicenda, spalleggiato dai fratelli Luigi e Alan Cristian: sono stati condannati, in primo grado, rispettivamente a 11 e 10 anni di reclusione a testa.
Il pubblico ministero, nell’ultima udienza del processo d’Appello, ha sostanzialmente chiesto al giudice la conferma del castello accusatorio per quasi tutti. Condanne pesanti a dispetto della decisione, dei giudici di primo grado, di assolvere gli imputati dall’accusa di aver fatto parte di un’associazione per delinquere aggravata dalle finalità mafiose. Insomma trafficanti di droga, ma non camorristi. Alla lettura della sentenza di primo grado, oltre alle pesanti condanne per vertici e gregari del gruppo criminale, arrivarono anche quattro assoluzioni. Nella prossima udienza cominceranno le discussioni difensive. In quella sede il collegio dei legali (composto, tra gli altri, dagli avvocati Nicola Monda, Raffaele Chiummariello, Luca Capasso, Giuseppe Perfetto, Antonio Del Vecchio, Antonio Ausiello e Guido Sciacca) proverà a smantellare la tesi dell’accusa, dimostrando l’estraneità degli imputati ai fatti contestati dall’Antimafia. Nel giro di qualche mese dovrebbe anche arrivare il verdetto d’Appello per gli imputati finiti al centro del maxi-processo ai presunti signori della droga dell’area vesuviana.
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di Ciro Formisano
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2022-04-06 08:40:00 ,