ROMA – Anton doveva essere un artista. Lo sguardo dolce, profondo. I lunghi capelli biondi. Qualcuno ha smarrito le sue ceneri all’aeroporto di Fiumicino, senza mai reclamarle indietro.
E così Anton riposa adesso – non proprio in pace – nell’hangar che l’aeroporto ha affittato in un’area commerciale vicino Ponte Galeria, nelle campagne a sud di Roma. Qui sono raccolti tutti gli oggetti smarriti nello scalo. Cento al giorno, di media. Cinquantamila in un anno e mezzo, un’enormità.
Quando la pandemia ha frenato, le persone hanno ripreso a viaggiare, a volare. E a perdere la qualunque, negli scali: congiunti deceduti, come il povero Anton; soldi in contanti (8000 mila euro il record di tutti i tempi a Roma), Rolex autentici, Rolex falsi, bambole gonfiabili, vibratori, seghe elettriche, trombe, chitarre, biciclette per bambini, sedie a rotelle, bombole per l’ossigeno, un’infinità di valigie e trolley.
A scatola chiusa
L’hangar degli oggetti smarriti – anche se grande 700 metri quadri – è stracolmo. Al punto che il Tribunale di Roma – per la seconda volta in quattro mesi – incarica un istituto di vendite giudiziarie di bandire una asta telematica. In vendita, da oggi e fino al 23 marzo, ci sono tutti i beni che nessuno ha reclamato per tredici mesi. Bagagli inclusi.
L’asta per aggiudicarsi le valigie somiglia a certi giochi della tv. Prendiamo il lotto numero 31 dell’asta che prende il via oggi. In offerta ci sono 12 valigie (dodici) che vengono proposte con una base d’asta di 30 euro. Piccolo problema: i bagagli sono chiusi e il loro contenuto non è conosciuto. I compratori sanno solo che contengono “abbigliamento e accessori”, nulla più. Possono offrire dei soldi, rilanciare, certo; ma lo faranno a scatola chiusa.
L’unica garanzia – spiega Mauro D’Aniello, uno dei responsabili del servizio di custodia – è che non troverete, dentro le valigie, calzini bucati o una caciotta andata a male. Tutti i bagagli smarriti sono passati al metal detector per controllare che non contengano oggetti pericolosi. Poi sono aperti e liberati sia dei panni sporchi sia del cibo deperibile.
Decine di smartphone
Racconta Massimo Ilariucci, l’alto dirigente che è ora responsabile della sicurezza di Fiumicino, per conto di Aeroporti di Roma: “Al di là delle valigie, ogni giorno troviamo smartphone, tablet, computer in aeroporto. Da questi dispositivi, cancelliamo tutti i dati, a tutela della riservatezza di chi li ha persi. Quindi li consegniamo al perito perché ne valuti il valore”.
Di norma, l’istituto per le vendite giudiziarie accorpa più dispositivi elettronici. Il Lotto 40, ad esempio, propone 25 iPad con una base d’asta di 100 euro. Anche qui, le condizioni reali dei tablet non sono chiare. Addirittura vengono classificati come “pezzi di ricambio”. Ma per molti compratori, il bello è esattamente questo.
Dice ancora Ilariucci: “Prima del Covid, le aste di tenevano di presenza, in una sala che veniva affittata al Comune di Fiumicino. Qui arrivavano persone che si divertivano a fare delle offerte alla cieca, senza sapere che cosa avrebbero pescato”. Altre, erano specialiste del commercio da bancarella, ambulanti dei mercati di Porta Portese e Via Sannio a Roma, in cerca dell’affare.
Le perdite volontarie
Ilariucci ha anche un identikit del viaggiatore che perde un suo bene. Negli ultimi mesi, molti passeggeri – ormai disabituati a viaggiare – si sono scoperti distratti. In alcuni aeroporti del mondo, ha pesato il caos che si è scatenato quando le persone hanno ripreso a volare tutte insieme.
In questo clima, tanta gente smarrisce anche le cose più importanti. Un turista argentino, in partenza da Roma, ha lasciato in aeroporto un marsupio con 8000 euro in contanti (poi recuperati dai parenti italiani, con una sua delega). In un cassaforte segreta dello scalo, ci sono cifre importanti, in dollari, rupie, yen.
Poi c’è anche chi arriva all’imbarco con qualcosa di ingombrante (il triciclo del figlio, uno strumento musicale, una lavatrice o una tenda da campeggio) e deve prendere atto di una dura realtà. La compagnia aerea, per imbarcare la cosa, chiede molti soldi. E’ meno doloroso separarsi da quel bene, lasciarlo in un angolo dello scalo, che pagare tanto denaro alla compagnia per portarlo lontano con sé.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2023-03-15 22:50:00 ,www.repubblica.it