La decisione era attesissima, le conseguenza immediate. Le autorità cinesi hanno annunciato ieri, 26 dicembre, che l’obbligo di quarantena per chi arriva nel Paese dall’estero verrà abolito a partire dal prossimo 8 gennaio: una scelta che segna la fine di una politica rimasta in vigore per oltre tre anni. Non serviva altro per far ritornare d’attualità la grande voglia di tornare a viaggiare dei cittadini del gigante asiatico, tanto a lungo frustrata. Entro mezz’ora dall’annuncio, infatti, le ricerche di viaggi all’estero sono schizzate ai livelli massimi da tre anni, secondo la società di prenotazione Trip.com. Anche la piattaforma Ctrip parla di un aumento di 10 volte nelle ricerche di popolari destinazioni transfrontaliere nello stesso lasso di tempo. I dati di un’ulteriore piattaforma, Qunar, citati dal Guardian, mostrano che entro 15 minuti dalla notizia, le ricerche di voli internazionali sono aumentate di sette volte.
Liberi tutti
Secondo i dati diffusi, in molti starebbero provando a prenotare una vacanza in particolare in vista del Capodanno lunare cinese, una delle più grandi festività pubbliche nel Paese, che nel 2023 cadrà dal 21 al 27 gennaio. Verso quali destinazioni? Tanta Asia, ma non solo. Secondo la Cnbc nella Top Ten delle mete predilette dai turisti cinesi – stando alle ricerche online di queste ore – figurano Giappone, Thailandia, Corea del Sud, Stati Uniti, Singapore, Malesia, Australia e Regno Unito. A seguire Macao e Hong Kong. Ma per un popoli in festa, almeno virtuale, per l’allentamento delle restrizioni, ce ne sono altri per cui cresce la preoccupazione. In previsione di un’accelerazione del flusso di turisti verso Tokyo, il governo giapponese guidato dal premier Fumio Kishida ha deciso di imporre ai viaggiatori provenienti dalla Cina l’obbligo di sottoporsi a un tampone per entrare nel Paese. Una decisione motivata anche dall’ambiguità di Pechino sul numero di contagi nel Paese.
La nuova ondata di contagi e timori
La data che segnerà la fine della quarantena obbligatoria coincide infatti con il giorno in cui la gestione cinese del Covid-19 passerà dall’attuale categoria A, di massimo livello, alla categoria B, meno severa. Ciò significa che le autorità non saranno più obbligate a mettere in quarantena i pazienti e i loro contatti stretti e a bloccare le regioni. Un allentamento che però stride con quanto denunciato dai medici cinesi e da molti cittadini, che parlano di sovraffollamento negli ospedali, e dai funzionari delle pompe funebri, che hanno segnalato un aumento spropositato della domanda per i loro servizi. Molti negozi a Shanghai, Pechino e altrove, secondo quanto ricostruito dal Guardian, sono stati costretti a chiudere nei giorni scorsi con il personale impossibilitato a recarsi al lavoro. Una situazione che i report ufficiali non rispecchiano: nonostante esperti sanitari internazionali stimino milioni di infezioni giornaliere, le statistiche del governo hanno mostrato un solo decesso di Covid negli ultimi sette giorni. Con la riapertura ai viaggi dei cinesi, la questione si fa sempre piu’ politica. Soltanto pochi giorni fa, Il segretario di Stato americano Antony Blinken aveva chiesto a Pechino di condividere le informazioni sulla nuova ondata di Covid nel Paese in maniera trasparente, perché le implicazioni, aveva ammonito, «vanno al di là della Cina».
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Scritto da Redazione perwww.open.online il 2022-12-27 14:26:42 ,