Taipei – La lunga marcia è cominciata con Qian Xuesen, ma ora è diventata una corsa. La Cina accelera sul suo programma spaziale, di fatto avviato nel 1956 con lo scienziato espulso dagli Stati Uniti durante l’epoca del Maccartismo. Ne è passato di tempo dal varo del Progetto 581 e dal lancio del primo satellite, giunto solo nel 1970. E anche dal 2003, quando con la missione Shenzhou 5 la Cina è diventata il terzo paese al mondo a inviare un uomo nello spazio.
Ricerca scientifica, sviluppo tecnologico, mitologia del sogno cinese. Lo spazio occupa da tempo un ruolo importante nella retorica dell’ascesa della Repubblica Popolare. E ora le autorità di Pechino fissano roadmap sempre più ambiziose sull’argomento. La Cina prevede di inviare due razzi sulla Luna entro il 2030, uno per trasportare la navicella che atterrerà sulla superficie e l’altro per trasportare gli astronauti. Entrambi i razzi entreranno nell’orbita lunare e dopo un aggancio riuscito gli astronauti entreranno nel lander lunare per scendere sulla superficie lunare, ha riferito qualche settimana fa la China Manned Space Agency.
Atterraggio con equipaggio sulla Luna entro il 2030
Il piano a due razzi consentirebbe di superare l’annoso ostacolo tecnologico dello sviluppo di un razzo sufficientemente potente per inviare sia gli astronauti che il lander, che trasporterà l’equipaggio sulla navicella orbitante su cui torneranno sulla Terra, dopo aver completato i loro compiti scientifici e raccolto campioni. Nel 2020, la Cina ha riportato campioni lunari dalla Luna con una missione senza equipaggio, diventando così la terza nazione ad aver recuperato campioni lunari dopo gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica.
Ma entro il 2030 la Cina prevede di mettere per la prima volta gli scarponi sulla Luna. Un annuncio arrivato anche per rispondere al programma degli Stati Uniti, che dopo aver effettuato l’ultimo atterraggio con equipaggio nel 1972 prevede di tornare nel 2025. Ma l’impegno è stato preso ufficialmente durante una conferenza stampa dell’agenzia spaziale. Segnale che si fa sul serio, vista la tradizionale cautela nell’annunciare obiettivi così precisi. Un atterraggio lunare con equipaggio sarebbe una pietra miliare per la Cina e non solo. Ed entro il 2050 Pechino prevede che possa essere operativa una stazione di ricerca lunare permanente.
Come riuscirci? Per raggiungere gli obiettivi lunari della Cina, i ricercatori cinesi stanno sviluppando il razzo vettore superpesante Long March 10, un veicolo spaziale di nuova generazione con equipaggio, un lander lunare e un rover lunare con equipaggio. Nel frattempo, la Cina è già l’unico paese ad essere atterrato con successo sulla Luna nel XXI secolo e nel 2019 è stata la prima a far atterrare una sonda sul lato più lontano (la “faccia nascosta” del satellite). E lo scorso novembre è stata completata la stazione spaziale Tiangong (letteralmente “palazzo celeste”) con l’aggiunta del terzo e ultimo modulo. L’intera stazione è in grado di ospitare tre astronauti, o fino a sei persone durante le rotazioni dell’equipaggio.
L’intreccio civile-militare e la nuova spinta dei privati
La Cina ha costruito una propria stazione spaziale dopo essere stata esclusa dalla Stazione Spaziale Internazionale degli Stati Uniti nel 2011, soprattutto a causa delle preoccupazioni dei funzionari americani sui legami dei programmi spaziali cinesi con l’esercito popolare di liberazione. E il tema è diventato molto sensibile anche nella cooperazione della Cina con paesi terzi, come sa bene l’Italia che col governo Conte bis ha operato una parziale retromarcia in materia dopo le perplessità (per usare un eufemismo) espresse da Washington in concomitanza della firma del memorandum of understanding sulla Belt and Road Initiative.
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di Lorenzo Lamperti www.wired.it 2023-08-21 05:00:00 ,