Il comunicato del VII Plenum del XIX Comitato centrale lascia pochi dubbi, qualora ce ne fossero stati ancora: Xi è stato confermato come “nucleo” del Partito i risultati raggiunti negli ultimi 5 anni sono stati definiti “straordinari”. Il ruolo centrale di Xi all’interno del partito “riflette l’aspirazione comune di tutto il partito, di tutto l’esercito e di tutta la nazione, ed è di importanza decisiva per gli sforzi del partito e del paese“, si legge nel comunicato.
L’enfatizzazione della sua posizione al centro del Partito, pone le basi perché il leader cinese possa infrangere le norme di transizione rimanendo in carica oltre l’età pensionabile di fatto del partito, 68 anni, e il limite standard di due mandati. Una prassi avviata da Deng Xiaoping prevede infatti che il segretario generale lasci il posto dopo due mandati, mentre una riforma costituzionale approvata durante le “due sessioni” del marzo 2018 ha eliminato il vincolo dei due mandati presidenziali.
Lo status di Xi sarà ulteriormente elevato?
Durante il VII Plenum sono stati approvati alcuni emendamenti allo statuto del Partito, aprendo potenzialmente la strada a un’ulteriore elevazione dello status di Xi. Diverse le speculazioni sul contenuto. Una possibilità è che la formula “Pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era” venga abbreviata in “Pensiero di Xi Jinping”. Un onore che spetta solo a Mao Zedong, mentre per Deng Xiaoping si parla di “Teoria”.
La medesima divisione lessicale è peraltro contenuta nella terza risoluzione storica licenziata dal VI Plenum nel novembre del 2021. A Xi potrebbe inoltre essere conferito un nuovo titolo. Dalla seconda parte del 2020 in avanti sempre più media e ufficiali lo hanno chiamato “timoniere”. Sempre più frequenti i riferimenti alla “navigazione” di un momento complesso per la Cina. Di recente, Xi viene talvolta definito anche “leader del popolo”, come Mao. C’è chi ritiene che possa essere reintrodotto il ruolo di presidente del Partito. L’abolizione della presidenza nel 1982 diede il segnale di uno stile di governo meno individualistico e più collettivo.
Se è evidente che Xi Jinping abbia accentrato intorno alla sua figura e al suo “cerchio magico” un potere molto maggiore rispetto a quello dei suoi più immediati predecessori, in molti avvisano della necessità di sfuggire all’equazione Xi-Mao. Il secondo rivoluzionario che prosperava nel caos, il primo un uomo di controllo che esige stabilità e predica senza sosta il mantra della “sicurezza nazionale”. Ma, come ha sottolineato il celebre sinologo Kerry Brown, Xi resta un uomo di partito e la sua leadership forte è espressione di quello che il Partito (o almeno la grande maggioranza di esso) ritiene sia la formula corretta per “navigare” la Cina attraverso mari tempestosi.
Quali sono le altre cariche che verranno nominate?
L’attesa non è solo su Xi, ma anche su Politburo e Comitato permanente. Tra il primo e il secondo mandato, Xi ha visto crescere a dismisura il numero di componenti del Politburo considerati a lui vicini o coi quali aveva lavorato in passato durante la sua lunga carriere in giro per le province cinesi. Anche stavolta potrebbe essere così. La regola non scritta del Comitato permanente del Politburo prevede che i membri possano svolgere un nuovo mandato all’età di 67 anni, ma che debbano andare in pensione a 68 anni. Dei 25 membri del Politburo, almeno 11 dovrebbero andare in pensione dopo il 20° Congresso del Partito. Ma non è ancora chiaro se saranno fatte eccezioni.
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di Lorenzo Lamperti www.wired.it 2022-10-15 05:00:00 ,