Tra le “vittime” della campagna di rettificazione figurano la maggior parte delle principali aziende tecnologiche cinesi, come Tencent (protagonista a inizio 2022 del peggior trimestre in borsa dalla quotazione del 2004), Meituan, Pinduoduo, Didi (le cui ambizioni di quotazione internazionale sono state frustrate definitivamente), società di tutoraggio privato online come New Oriental Education e Tal Education e tutti coloro che erano attivi nel mining delle criptovalute. I colossi sono stati riorientati verso settori più strategici per gli obiettivi di lungo termine del governo, per esempio i semiconduttori. Sono stati imbrigliati da leggi e norme sempre più stringenti come quella sulla privacy, per altro osservate con attenzione anche dall’occidente.
Ora, in molti prefigurano un allentamento. In particolare, dopo un incontro ad alto livello tra esponenti del governo e manager dei colossi digitali presieduto da Liu He, top advisor economico del presidente. In tale occasione, Liu ha ha espresso il supporto del governo nei confronti dell’economia digitale sottolineando la volontà di trovare un bilanciamento nella relazione tra stato e mercato. Tra i segnali di “ritorno alla normalità” è stato citato l’ok alla diffusione di una dozzina di nuovi videogiochi dopo il prolungato stop degli ultimi mesi (dal quale però sono rimasti esclusi i giganti Tencent e NetEase), nonché il possibile via libera all’Ipo di Ant, peraltro per ora smentita dalle autorità. Intanto, il braccio fintech di Alibaba ha nominato due nuovi manager col compito di provare a rispettare le richieste del governo per arrivare all’agognata quotazione. Laura Cha ha una lunga esperienza sotto il profilo regolatorio, visto che in passato ha lavorato come vicepresidente della China Securities Regulatory Commission.
Il new normal delle big tech cinesi
Ma le aziende tecnologiche cinesi stanno tornando a una normalità nuova. I colossi stanno crescendo molto più lentamente che in passato. Lo spazio per espandersi in nuovi settori al di là delle loro attività principali è pressoché scomparso. Quella che il governo chiamava “espansione sconsiderata” non viene apprezzata. Così come non vengono apprezzati coloro che ne criticano l’operato, come aveva sommessamente fatto Jack Ma. E come aveva forse fatto in maniera ancora più ermetica Wang Xing, il inventore di Meituan, postando sui social un antico poema che secondo alcuni conteneva delle critiche implicite a Xi. In molti hanno dovuto operare licenziamenti di massa, anche a causa dell’incertezza legata alla pandemia e alla strategia zero Covid. Elementi che stanno peraltro portando anche diversi big internazionali a riconsiderare la loro presenza in Cina. Alcune aziende legate a Xiaomi hanno dovuto affrontare un maggiore controllo da parte delle autorità di regolamentazione cinesi, diverse di loro sono state costrette a mettere in pausa le offerte pubbliche iniziali previste dopo essere state interrogate sulla loro stretta relazione con il gigante degli smartphone. Segnale che nessuno, anche chi finora era sfuggito ai radar, verrà escluso dal new normal.
Qualche settimana fa, Xi ha scritto in un articolo sulla politica economica pubblicato su Qiushi: “Dobbiamo studiare come valorizzare il ruolo positivo del capitale nell’economia socialista di mercato, controllando efficacemente il suo ruolo negativo“, esponendo la necessità di regolare il mercato “non solo per impedire ai predatori di capitale di agire senza scrupoli, ma anche per valorizzare la funzione del capitale come fattore di produzione“. Nonostante la campagna di rettificazione, Pechino ha scommesso molto sull’economia digitale. La digitalizzazione industriale è una componente fondamentale del 14° piano quinquennale e dei piani di sviluppo del governo fino al 2035.
Semplicemente, bisogna “restare in linea“. Lo sviluppo dovrà essere ordinato, armonioso. In ottemperanza al principio dello spacchettamento, negli scorsi mesi Xi ha personalmente inaugurato la nuova borsa di Pechino, dedicata proprio alle piccole compagnie tech. Allentamento? Forse. Briglia sciolta? Certamente no.
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di Lorenzo Lamperti www.wired.it 2022-06-25 05:00:00 ,