I grattacieli di Manhattan sono forse gli edifici più pesanti della città, ma dal momento che sono ancorati al sottosuolo non rappresentano un problema in termini di subsidenza. Diversa la situazione lungo la costa, dove i materiali porosi come l’argilla e i composti artificiali sono particolarmente inclini alla compressione e il livello dell’acqua del mare si sta innalzando.
Per le città costiere, la subsidenza rappresenta una vulnerabilità nascosta, in quanto i modelli che prevedono l’innalzamento del livello del mare in una determinata area non ne tengono ancora conto. Il livello medio del mare negli Stati Uniti salirà di una trentina centimetri entro il 2050, quando il 70 % della gente mondiale sarà costituita da persone che vivono nelle città (oggi la quota è pari al 56 %). Nelle città costiere, questo boom aggraverà il problema della subsidenza, dal momento più persone dovranno estrarre una quantità maggiore di acque sotterranee e avranno bisogno di più edifici e strade, che a loro volta aumenteranno la pressione sui sedimenti.
“Se la migrazione costiera è correlata alla costruzione di nuove infrastrutture lungo la costa, è molto probabile che si verifichi una variazione nell’elevazione del suolo“, afferma Manoochehr Shirzaei, esperto di sicurezza ambientale del Virginia Tech, che ha condotto il precedente studio sulla subsidenza sulla costa orientale statunitense.
Per Shirzaei, la deformazione delle pianure alluvionali è uno dei timori principali per le zone costiere: “L’area deve avere una certa pendenza, in modo che in caso di forti precipitazioni l’acqua defluisca. Quando si hanno strutture che creano cedimenti localizzati, si modifica in maniera provvisoria la pendenza delle pianure alluvionali. Quindi significa che l’acqua rimarrebbe lì per periodi di tempo più lunghi”. E, aspetto ancora più allarmante, i cambiamenti climatici stanno già causando piogge e uragani più violenti, oltre che mareggiate più intense che spingono muri d’acqua verso le zone interne.
Possibili contromisure
Esistono però dei metodi per mitigare il rischio di aggravare il fenomeno dell’innalzamento del livello del mare con ulteriore subsidenza. In primo luogo, le società che gestiscono le risorse idriche nelle zone costiere devono fare attenzione a ricaricare l’acqua che prelevano dalle falde acquifere. Le aziende edili, poi, devono svolgere studi geologici prima di costruire, in modo da determinare se i sedimenti in una determinata area sono soggetti a cedimenti.
Su scala più ampia, anche il ripristino delle zone umide naturali nelle aree costiere può essere d’aiuto. Quando queste zone sono in salute ricevono il limo proveniente dai fiumi, che reintegra i sedimenti; inoltre, fungono anche da barriera marina naturale, assorbendo le mareggiate e impedendo che queste inondino le città. Il ripristino di questi ecosistemi aumenterà la biodiversità e trasformerà i terreni costieri in uno strumento da sfruttare per adattarsi alla duplice minaccia della subsidenza e dell’innalzamento del livello del mare.
In molte parti del mondo, le iniziative di mitigazione difficilmente terranno il passo con il ritmo dello sviluppo costiero. “Molte persone, per ovvie ragioni, vogliono vivere sulle coste, dove ci sono opportunità – sottolinea Parsons –. Più persone significa più edifici e una maggiore domanda di acque sotterranee. Probabilmente, quindi, assisteremo a un’accelerazione del fenomeno”.
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di Matt Simon www.wired.it 2023-05-28 16:00:00 ,