Ci sono cinquanta ditte finite nella relazione dei commissari che ha portato allo scioglimento del Comune di Torre Annunziata per infiltrazioni mafiose. Cinquanta ditte che sono al centro degli incarichi che sono stati concessi in modo illegittimo attraverso procedure di gara e che risulterebbero non valide. È quanto hanno ricostruito gli inquirenti inviati dal prefetto Claudio Palomba al Comune di Torre Annunziata e inserito nella relazione di 77 pagine svelando un sistema fatto di intrecci inquietanti tra camorristi e politici, un sistema nel quale venivano assegnati incarichi spesso per lavoro senza tener conto del Mepa, il mercato elettronico delle pubbliche amministrazioni ma bensì procedendo per incarichi diretti per piccole somme ma sempre alla stessa ditta senza tener conto nemmeno di alcune interdittive antimafia che erano state notificate ad alcune delle società che invece hanno continuato ad incassare incarichi pur non avendone titolo. E i settori finiti nel mirino sono quello dell’ufficio tecnico in particolare. Qui lo scandalo delle mazzette in cambio proprio di appalti ha scoperchiato un vaso di Pandora che ha portato all’arresto dell’ex capo dell’Utc Nunzio Ariano e all’ex assessore all’ urbanistica Luigi Ammendola. Uno scandalo che ha portato alla luce proprio una serie di incarichi concessi attraverso procedure illegittime: ovvero attraverso amicizie superando gli iter procedurali previsti per legge. Lavori tutti finiti sotto la lente di ingrandimento come quelli concessi ad una ditta, sempre la stessa, che seppur non avesse i requisiti, si aggiudicava puntualmente gli incarichi per il verde pubblico e manutenzione. Incarichi per un ammontare di migliaia e migliaia di euro, soldi finiti tutti nelle case degli stessi per anni. Proprio su questo argomento erano stati inviati anche diversi esposti in Procura. Incarichi concessi anche nell’ambito della manutenzione degli edifici scolastici, altra grana finita sotto i riflettori della magistratura. Insomma uno scenario che evidenzia sempre di più un modus operandi che per troppo tempo è andato in scena, vedendo amministratori consapevoli di quello che accadeva primo cittadino Vincenzo Ascione compreso, indagato per associazione mafiosa definito dal prefetto “assoggettato dai mafiosi locali”. Tutto messo nero su bianco in quelle settanta pagine nelle quali spuntano i nomi di consiglieri legati alla camorra, di un sindaco che non poteva non sapere e si è reso complice di un sistema. E ancora appalti illegittimi, rapporti con affiliati al clan evidenti e una «disinvolta elasticità della politica oplontina che ha consentito di portare avanti la consiliatura pur in presenza di eventi che ne avrebbero potuto compromettere il prosieguo come ad esempio lo scandalo che ha portato all’arresto del capo dell’Ut Nunzio Ariano per mazzette e l’ex vicesindaco Luigi Ammendola nello stesso ambito”. È il ritratto di una città ostaggio della camorra quello che emerge dalle pagine della relazione che ha portato allo scioglimento del Comune di Torre Annunziata.
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di Giovanna Salvati
www.metropolisweb.it
2022-05-27 09:00:36 ,