“Siamo sull’orlo di un disastro climatico irreversibile”. Inizia con queste parole il report sul clima soltanto pubblicato su BioScience, firmato, fra gli altri, da William Ripple, docente di ecologia presso il Dipartimento di ecosistemi forestali e società della Oregon State University (Stati Uniti). Secondo gli autori del lavoro il monitoraggio dei cosiddetti “segni vitali” della Terra indica che stiamo entrando in una nuova e imprevedibile fase della crisi climatica, che richiede azioni decisive e immediate.
I 35 “segni vitali” della Terra
Secondo le analisi condotte da Ripple e colleghi, dei 35 “segni vitali” della Terra che vengono costantemente monitorati, 25 hanno raggiunto livelli da record. Per esempio, nel corso del 2023 il consumo annuale di combustibili fossili sarebbe aumentato dell’1,5%, soprattutto a causa dell’incremento nell’utilizzo di carbone e petrolio. Anche la perdita annuale di copertura arborea a livello unitario è aumentata, si legge ancora nel report, passando da 22,8 milioni di ettari nel 2022 a 28,3 milioni di ettari nel 2023. In più, la concentrazione atmosferica di anidride carbonica e metano sarebbe ai massimi storici.
Uno dei pochi aspetti positivi che emerge dallo studio è che l’uso di energie rinnovabili, come quella eolica e quella solare, è aumentato di circa il 15% rispetto al 2022. Tuttavia, spiegano gli autori, l’utilizzo di combustibili fossili rimane circa 14 volte più elevato rispetto al consumo di energia derivante da fonti rinnovabili. Inoltre, l’incremento rilevato nell’utilizzo di quest’ultima sarebbe servito principalmente a far fronte all’aumento nella domanda, piuttosto che a fungere l’uso di fonti fossili.
L’appello degli scienziati in vista del prossimo meeting delle Nazioni Unite
Quest’anno la conferenza sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite si terrà dall’11 al 22 novembre a Baku, in Azerbaigian, ed “è imperativo che vengano fatti enormi progressi”, sottolinea Ripple.
Gli autori del report suggeriscono per esempio la promozione e l’adozione di politiche che favoriscano uno sfruttamento efficiente dell’energia e che promuovano la sostituzione dei combustibili fossili con le fonti rinnovabili. Altro punto fondamentale, spiegano, è quello di ridurre le emissioni di gas a effetto serra, inclusi quelli classificati come inquinanti a breve termine, come il metano. Necessario inoltre proteggere e ristabilire gli ecosistemi ricchi di biodiversità, che svolgono un ruolo fondamentale nel ciclo e nello stoccaggio del carbonio. Inoltre, aggiungono ancora i ricercatori, è importante incoraggiare a livello unitario l’adozione di una dieta basata su un minore consumo di carne e prodotti di origine animale e di abitudini di vita che permettano di impedire sprechi e consumi eccessivi. Sul fronte della sensibilizzazione, suggeriscono inoltre di integrare l’educazione al cambiamento climatico nei programmi di studio globali per aumentare la consapevolezza e, di conseguenza, l’azione climatica.
“Nonostante i sei rapporti dell’International Panel on Climate Change, le centinaia di altri rapporti, le decine di migliaia di documenti scientifici e le 28 riunioni annuali della Conference of the Parties dell’ONU, il mondo ha fatto pochissimi progressi sul cambiamento climatico”, conclude Christopher Wolf, secondo autore dello studio: “Il futuro dell’umanità dipende dalla creatività, dalla fibra etica e dalla perseveranza. Se vogliamo che le generazioni future ereditino il mondo che meritano, è necessaria un’azione decisa e rapida”.
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di Sara Carmignani www.wired.it 2024-10-09 14:29:00 ,