È stato approvato dal comitato esecutivo del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti il nuovo Codice etico e di comportamento delle scuole, parte integrante delle convenzioni con i master. Tolleranza zero per le molestie e discriminazioni all’interno dei master di giornalismo di tutta Italia.
L’esigenza, secondo quanto riportato sul sito dell’Ordine, nasce dopo l’inchiesta degli scorsi mesi di Irpimedia (progetto italiano di giornalismo investigativo, nato dall’Associazione Investigative Reporting Project Italy) sulle molestie denunciate da alcune studentesse delle scuole di giornalismo. Nonostante l’assenza di querele formali, il caso ha sollevato preoccupazioni rilevanti. L’esecutivo ha perciò ritenuto opportuno intervenire per garantire maggiore tutela e sicurezza, individuando misure preventive per sobbarcarsi la questione e impedire il verificarsi di episodi simili in futuro.
Il Codice è stato presentato ai presidenti regionali, approvato dal comitato esecutivo e sottoscritto da tutti i direttori delle scuole di Giornalismo convenzionate con l’Ordine nazionale.
Le nuove direttive del Codice etico
All’interno del nuovo codice, l’Ordine specifica che “la molestia, perpetrata nei confronti dello studente iscritto è considerata tale anche se attuata al di fuori del luogo fisico dove si svolgono le lezioni e riveste particolare gravità se attuata nelle redazioni dove si svolgono gli stage”.
L’articolo 3 del Codice fa riferimento al rapporto tra studenti e docenti, tutor, personale amministrativo e corpo studentesco che deve essere improntato unicamente a finalità di carattere didattico. Per questo motivo sono vietati contatti di carattere personale anche tramite strumenti di messaggistica e social media.
Il divieto ha però già scatenato alcuni malcontenti. Come spiegato a Wired da Serena Bersani presidente della fondazione Giulia giornaliste (acronimo di Giornaliste Unite Libere Autonome) “sentendo alcuni colleghi che sono tutor all’interno delle scuole, mi è sembrato di capire che il nuovo codice non è stato visto di buon gusto: in molti credono infatti si tratti di divieti eccessivo rigidi. Credo che non ci dovrebbe essere neppure bisogno di mettere per iscritto delle norme che sono di semplice buon senso. Forse il problema è che alcuni docenti, essendo di una generazione diversa, pensano che invitare una studentessa a cena e ricevere un rifiuto basti a chiudere la questione. Questo perché manca loro una sensibilità su questi temi che è invece propria delle nuove generazioni”.
Leggi tutto su www.wired.it
di Elena Capilupi www.wired.it 2024-12-18 17:04:00 ,