A cavallo tra storia e tecnologia, alla Colmar lo sono sempre stati. La storia parte da quanto, cento anni fa, il 31 ottobre 1923, il ideatore Mario Colombo si mise a produrre ghette in feltro di lana in quella Monza che al tempo era un angolo d’Italia noto per produrre cappelli di quel materiale. Il giro di volta, racconta l’attuale amministratore delegato, Giulio Colombo, è avvenuta nel dopoguerra, grazie all’intuizione del padre Angelo, che a Grenoble notò gruppi di francesi che indossavano delle giacche da sci, sport ancora poco praticato in Italia.
Da quel momento, complice l’ascesa delle discipline invernali, la storia del brand scivola veloce sulla neve: la produzione viene convertita sfruttando uno speciale cotone trattato, amato dai pionieri di questo sport come Leo Gasperl, per il quale Colmar realizza il mantello “ad ala di pipistrello” Thirring. O Zeno Colò, al quale negli anni Quaranta è dedicata la “guaina Colò”, giacca che rimarrà in collezione fino agli anni Settanta – gli anni della Valanga Azzurra, cui seguirono nel decennio a venire collaborazioni con fenomeni come Alberto Tomba e Deborah Compagnoni.
La collaborazione con Joshua Vides
Per omaggiare un passato così importante, l’azienda ha scelto l’artista visivo Joshua Vides, che vanta una forte esperienza nel settore streetwear e del lusso: “A convincerci, è stata la capacità di sintesi di Joshua nei confronti della nostra storia” spiega Giulio Colombo. “Per celebrare i nostri cento anni, non cercavamo una capsule come tante, ma una visione, quella di reinterpretare il nostro archivio, che è estremamente ampio”.
Il risultato sono dieci capi in grado di ripercorre e ridisegnare la cultura e il know how del brand: tra i pezzi iconici, due giacche e un gilet imbottiti e reversibili. Poi, due cappellini con un disegno in trompe l’oeil di occhiali da sci, una sciarpa total logo, una felpa e un paio di pantaloni in cotone, infine una t-shirt piena di medaglie d’oro al collo. A sorpresa, il logo bianco, rosso e blu Colmar è stato pennellato in nero e in rosso d’artista. “Si tratta di una collaborazione che ha arricchito entrambi” precisa Colombo. “Noi abbiamo dovuto fare qualcosa che raramente abbiamo fatto in passato, ovvero trasformare le pennellate di un artista in un prodotto finale. La stampa del tessuto e le cuciture hanno richiesto un certo tasso di innovazione tecnica, idee che potremmo applicare anche a collezioni future”.
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di Cristina Piotti www.wired.it 2023-10-27 08:00:00 ,