Dopo Pasqua, martedì, ci saranno spostamenti di colore di due Regioni e una Provincia. E cioè Veneto (come ha annunciato il presidente Luca Zaia), Marche e Provincia di Trento. Restano nove delle quali però, in base ai dati rilevati dalla Cabina di regia, anche questa settimana hanno uno scenario da zona rossa. E quindi dovranno aspettare ancora prima di passare in arancione. La regola del governo prevede infatti che si debbano avere numeri da arancione per due monitoraggi consecutivi prima di essere classificati in quel colore ma vale solo se il rosso è dovuto all’Rt o al rischio. Se invece è collegato all’incidenza, cioè ai casi per 100mila abitanti che devono essere più di 250, può bastare una settimana di zona con più restrizioni. Quel parametro infatti è stato inserito dopo il Dpcm che obbligava all’attesa di 15 giorni se gli altri due sono alti. Intanto continua a scendere l’Rt nazionale, che torna sotto 1 e arriva a 0,98. In calo anche l’incidenza, che è a 232.
A vedere confermato il rosso a causa dell’incidenza superiore a 250 casi per 100mila abitanti sono Valle d’Aosta (380), Piemonte (337), Friuli Venezia Giulia (331), Puglia (318), Emilia-Romagna (297), Lombardia (268), Toscana (260). Ci sono poi due Regioni che resteranno nella zona con più restrizioni almeno per altre due settimane a causa dell’Rt superiore a 1,25 questa settimana o la passata. Si tratta di Calabria e Campania (anche la Valle d’Aosta supera questo limite). A parte queste 9 Regioni, tutte le alte sono arancioni.
L’epidemia sta rallentando molto lentamente in Italia, tanto che ci sono ancora 14 Regioni con l’occupazione dei posti letto di terapia intensiva superiore alla soglia di sicurezza del 30%.
Dalla Cabina di regia commentano che “si osserva una lieve riduzione di incidenza a livello nazionale che rimane comunque alta insieme ad una decrescita del’indice di Rt sotto il livello di 1. Allo stesso tempo la circolazione di varianti a maggior trasmissibilità è largamente dominante nel Paese il che indica la necessità di non ridurre le attuali misure di restrizione. I dati di incidenza e trasmissibilità, seppure in lieve decremento, uniti al forte sovraccarico dei servizi ospedalieri richiedono di mantenere rigorose misure di mitigazione nazionali accompagnati da puntuali interventi di mitigazione/contenimento nelle aree a maggiore diffusione”.