di Daniele Polidoro
Il fenomeno, in questione, potrebbe essere considerato come appropriazione culturale digitale, che consiste nell’atto di sfruttare per fini politici o economici simbologie e immagini condivise da un gruppo sociale, etnico o religioso privandole del loro significato originario, anche inconsapevolmente. Alessandra Turchetti, antropologa dell’Università Bicocca di Milano ed esperta di arte e cultura digitale, spiega che: “In questi casi personaggi famosi e aziende vengono accusati di un’appropriazione culturale che viene veicolata e potenziata dai social media, con un forte impatto sull’immaginario comune, in particolare da Instagram con la sua potenza visiva. Il recente caso degli sticker può essere considerato ancora più grave perché riguarda non solo la sfera culturale ma anche quella religiosa attorno alla quale c’è un’ulteriore sensibilità”.
Cosa sta facendo TikTok per raccontare il Ramadan
Se Instagram ha quindi parzialmente fallito nell’intento di far vivere un momento di condivisione ai suoi utenti di fede musulmana, TikTok invece sembra esserci riuscito. L’app cinese ha lanciato in occasione del Ramadan una campagna decisamente più mirata rispetto a quella dei suoi competitor per permettere ai propri utenti di racchiudere lo spirito del mese sacro per i musulmani in una serie di contenuti dedicati al tema, opportunità per i creator, hashtag e iniziative di responsabilità sociale.
Come riportato da ArabNews, nel 2021 le visualizzazioni dei video dedicati al Ramadan sono cresciute del 21% mentre il coinvolgimento degli iscritti è salito fino al 22% nel 2021, facendo sì che TikTok diventasse la principale piattaforma social durante il mese del Ramadan. “Il Ramadan è sempre stato un momento culturale significativo all’interno della nostra community e di grande importanza per famiglie e amici, in quanto le persone si prendono del tempo per riunirsi e riflettere su valori e momenti condivisi – ha spiegato Hany Kamel, direttore delle operazioni sui contenuti di TikTok per il Medio Oriente e Nord Africa -. Per il Ramadan, dunque, volevamo realizzare qualcosa che non solo intrattenesse gli utenti ma che potesse educarli e sensibilizzarli al fine di costruire una generazione più digitalmente responsabile“.
La campagna si concentra su quattro valori chiave del Ramadan: gentilezza, solidarietà, tolleranza e donazione. Tra le iniziative di TikTok c’è quella legata agli hashtag: il primo, in lingua araba, è “#صناع_البهجة”, che si traduce come “creatori di gioia”. Un altro hashtag, #StitchKindness, celebra gli eroi quotidiani e sconosciuti evidenziando piccoli atti di gentilezza. A promuovere questo trend è l’attrice e modella egiziana Nelly Karim, insieme agli influencer Mohammed Sweidan negli Emirati Arabi Uniti e Rand Majali in Arabia Saudita. E ancora: #RamadanTableLive presenta contenuti live giornalieri di esperti per ispirare i menu dell’Iftar (ovvero il pasto serale consumato dai musulmani che interrompe il loro digiuno quotidiano); #HealthyRamadanLive, include informazioni e consigli di nutrizionisti ed esperti di fitness, insieme a sessioni di domande e risposte; infine #RamadanStories, in cui i creator condividono le loro storie personali.
Cosa stanno facendo i TikToker italiani per raccontare il Ramadan
Come avviene nel resto del mondo, anche molti TikToker italiani stanno raccontando il loro mese di Ramadan sul popolare social network cinese. Mariam Ali ha iniziato a condividere con gli oltre 300 mila follower che la seguono come sta vivendo il suo mese sacro dedicato al digiuno, sfatando anche alcuni falsi miti che, come tutti gli anni, si ritrova a dover affrontare. Uno dei commenti sotto ai suoi video dice: “Secondo me è pericoloso – si legge, in riferimento al digiuno – soprattutto perché per vari motivi ci si può sentire veramente male”. “Alla base del digiuno c’è il fatto che se qualcuno dovesse sentirsi male, anche per poco, può interromperlo – spiega Mariam in un video di risposta -. Una donna incinta non può digiunare, così come le donne con il ciclo. Ed è vietato digiunare anche a chi assume regolarmente farmaci per malattie croniche”.
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www.wired.it
2022-04-16 17:00:00