Philae
Il piccolo Philae era un robottino fornito di 10 strumenti scientifici pensati per studiare il nucleo della cometa, la sua superficie e struttura interna, composizione e proprietà chimiche e fisiche. Una volta atterrato, Philae avrebbe dovuto raccogliere dati per 3 mesi. Avrebbe rallentato e corretto la traiettoria con un piccolo propulsore, l’Active Descent System. Dopodiché, una volta vicino alla cometa avrebbe sparato due arpioni per agganciarsi alla superficie. Alle 15:34 del 12 novembre, Philae toccò Agilkia a soli 112 metri di distanza dal punto prestabilito. Divenne così il primo manufatto umano della storia a toccare la superficie di una cometa.
L’atterraggio
L’atterraggio fu storico, ma non andò liscio. L’Active Descent System non funzionò e Philae poté quindi contare solo sui due arpioni di ancoraggio. Ma non funzionarono neanche loro. Cadde allora sulla superficie, rimbalzò e girò attorno alla cometa per circa 2 ore (la gravità su una cometa è bassa). Dopo uno o due rimbalzi, alle 17:31, cadde in una nicchia nella roccia chiamata Abydos. Per oltre due giorni, 56 ore in totale, continuò a inviare dati. Tuttavia Abydos era quasi in ombra e i pannelli solari non poterono ricaricare le batterie. Ecco perché nei primi minuti del 15 novembre Philae entrò in fase di ibernazione e perdemmo i contatti con il lander.