Patrick Kassen, il turista tedesco che insieme al connazionale Christian Teismann, il 19 giugno 2021 era sul motoscafo Riva finito addosso al gozzo su cui si trovavano Umberto Garzarella e Greta Nedrotti, decessi per lo schianto, è un uomo libero, non più ai domiciliari. Una decisione che, dice però Enzo Garzarella, il padre di Umberto, “non cambia nulla”. Non per chi, come lui, deve quotidianamente fare i conti con un dolore senza fine: “Davanti alla morte di un figlio non c’è condanna che tenga. Non riesco comunque a perdonare. Io sono deceduto dentro”.
Kassen lo scorso 21 marzo è stato condannato a quattro anni e sei mesi, il suo connazionale a due anni e undici mesi. Come scrive “Brescia Oggi” ora a Kassen è stato imposto soltanto il divieto di dimora nelle tre province del Garda: Brescia, Trento, Verona, ma dal 18 luglio non è più ai domiciliari. Il manager, 53 anni, aveva trascorso l’ultimo anno ai domiciliari a Modena.
Le condanne erano state più tenui rispetto alla richiesta della procura (6 anni e mezzo per Kassen e 4 anni e due mesi per Teismann) perché il tribunale aveva riconosciuto la colpa grave di aver guidato il motoscafo in stato di ebrezza e a velocità ben oltre il consentito ma non l’omissione di soccorso, perché “la rapidità dell’evento e le masse coinvolte hanno ragionevolmente influenzato la percezione di cosa avesse urtato” l’imbarcazione sulla quale erano fermi Garzarella, 37 anni, e la fidanzata Greta Nedrotti, 24.
Nelle sue conclusioni il giudice, ricostruendo i passaggi dell’istruttoria, aveva ricordato le gravi responsabilità dei due tedeschi nella morte dei giovani. “In particolare, Kassen, in stato di ebbrezza ed affaticato dalla giornata, ha navigato ad una velocità pari al quadruplo di quella consentita dalla legge regionale, limite di velocità che peraltro neppure conosceva”. L’altro imputato, Teismann che al momento dell’impatto si era addormentato nell’imbarcazione “dal canto suo, consapevole dello stato di ebrezza e di stanchezza del coimputato, anch’egli ignorando i limiti di velocità lacustri, ha affidato la conduzione del Riva all’amico e poi si è addormentato o comunque si è assopito e quindi non ha vigilato nel corso della navigazione”. Non solo. “Teismann non poteva fare affidamento su Kassen, perché, assopendosi e non svolgendo il ruolo di controllo e vedetta ha ignorato del tutto i propri obblighi di comandante del Riva”. Per il giudice “se Teismann non avesse affidato il Riva a Kassen e lo avesse condotto lui stesso oppure se avesse deciso di rientrare a Salò in altro modo o più tardi, gli eventi non si sarebbero verificati. Se Kassen avesse navigato non in stato di ebbrezza e ad una velocità rispettosa dei limiti consentiti, avrebbe potuto notare il gozzo e manovrare per tempo, evitando l’abbordo o riducendo i danni al gozzo ed alle persone”.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2022-08-05 11:27:11 ,milano.repubblica.it