CONSELICE – Non se ne va. A dieci giorni dall’alluvione, la palude di fango, scarichi fognari, rifiuti, liquami animali e pesticidi lavati dalle campagne continua ad assediare Conselice. Le aree più basse del centro restano ancora allagate: il livello della melma scura, ormai infestata dalle zanzare, oscilla tra cinquanta centimetri e un metro e mezzo. Isolate decine di case attorno a via Moro e via Berlinguer, l’area del campo sportivo, il quartiere delle strade dedicate ai musicisti, da Vivaldi a Puccini, quello al di là della ferrovia. E ieri la sindaca Paola Pula ha firmato l’ordine che mai avrebbe voluto dare a una cittadinanza esasperata, allo stremo e in parte decisa a chiedere le sue dimissioni: evacuare tutti gli edifici per “ragioni igienico-sanitarie”. “È necessario – dice la sindaca – viste le difficoltà di smaltimento delle acque. La pericolosità della situazione è strettamente e unicamente legata al contatto con le acque stagnanti”. L’obbligo di abbandonare le case ancora isolate nella laguna riguarda poco meno di 500 famiglie. In gran parte sono anziani, contadini, persone rimaste per accudire cani e gatti, gruppi che da dieci giorni vivono ai piani alti rinunciando a luce, acqua potabile e gas.
Il dramma di questa gente, che continua a rifiutarsi di andare via, è che non ha un posto dove sfollare, sapendo che il rientro potrebbe poi essere impossibile per settimane o mesi. “Vogliono ammassarci in una palestra – dice Raffaella Bagnaresi, segretaria d’azienda di 54 anni – in un campeggio ad Argenta, o dentro bungalow. L’allarme virus e batteri copre la realtà di case che presto saranno dichiarate inagibili e da abbattere”. A far salire la tensione non è solo lo sgombero ordinato mentre il livello della palude scende troppo lentamente: i canali Zaniolo e Destra Reno ancora scoppiano, non bastano oltre 50 idrovore che versano il limo in Reno e Santerno.
Da ieri mattina è partita anche l’immunizzazione di massa, volontaria, contro il tetano. Centinaia le persone che si sono messe in fila dal primo mattino, per scoprire presto che le dosi erano esaurite e che non sarebbero bastate per tutti. Vani gli appelli a proteggersi dal liquido stagnante per le strade: chi va e viene dagli edifici sommersi, per recuperare il necessario a sopravvivere lontano, spesso solca la laguna scalzo, recuperando a mani nude gli oggetti che galleggiano nelle case.
repubblicawww@repubblica.it (Redazione Repubblica.it) , 2023-05-27 01:34:11 ,www.repubblica.it