Il racconto di ieri notte.
Vediamo com’ andata (comunque niente di pazzesco, non fatevi illusioni).
Allora: alle 21,30, su Facebook, ci sarebbe Giuseppe Conte che, in diretta, spiega come ha deciso di prendersi il tribolato Movimento 5 Stelle per rifondarlo e trasformarlo, ufficialmente, in un vero grande partito (capi e capetti — a modo loro — come sapete si sono gi portati avanti da tempo dividendosi in correnti e diventando la casta che promettevano di combattere, risucchiati dal potere, golosi di potere, cacciatori di poltrone, sensibili al lusso e perfettamente a loro agio sulle auto blu con lampeggianti — la senatrice Paola Taverna, per dire: prima, a Palazzo Madama, con gli zatteroni di sughero e i jeans strappati e, adesso, tutta in ghingheri con la sua Louis Vuitton d’ordinanza, Abbbelliii, ma che per caso state a rosic?).
Non saltate alle conclusioni: poi vedremo come e perch l’operazione politica tutt’altro che facile da realizzare, anzi i dubbi sono enormi, anche perch piuttosto complicato immaginarsi Beppe Grillo che molla sul serio il suo adorato giocattolo a qualcuno, fosse pure un ex Avvocato del popolo diventato addirittura, su Wikipedia, Conte I e Conte II.
Mentre Giuseppi (cit. Donald Trump) parla, si procede un po’ per sensazioni, con immagini in dissolvenza.
Intanto, colpisce torni di notte — Enrico Letta, per restare a cronache recenti, due domeniche fa si present all’assemblea del Pd intorno a mezzogiorno: e invece Conte sempre cos a suo agio nelle tenebre, forse banale tendenza all’insonnia, forse sono botte di narcisismo acuto e gli piace sapere che fuori buio e tutti noi siamo qui, davanti ai computer accesi, ad ascoltarlo.
Certo, un anno fa, c’era un pubblico diverso.
Chiss se ci chiude, se ci apre, ha detto di stare tranquilli, l’aveva detto solo per darci coraggio, comunque gli sono venuti i capelli bianchi sulle tempie, fa quello che pu, non sta facendo male.
Contavamo i morti, vivevamo nel terrore. E per avevamo fiducia: s, ci fidavamo di Conte. Era in testa ai sondaggi.
Poi arriv l’estate. E, veloce, un terribile autunno: con la seconda ondata di Covid e una crisi di governo abbastanza memorabile. L’ultima immagine: lui, Conte, dietro a un banchetto, sul portone di Palazzo Chigi (no, Rocco: non fu una grande idea, proprio no).
Quanto tempo passato? Dall’archivio del giornale, poco fa, chiedevano: sicuro era febbraio?
S, non sono passati nemmeno due mesi e stasera — per un gioved niente Netflix, niente Piazzapulita, niente Isola dei famosi — un pubblico assai ridotto e selezionato: ci sono i gruppi parlamentari riuniti, gli eurodeputati e i consiglieri regionali (loro anche collegati via Zoom); poi larghe fette di popolo grillino, cronisti in smart working e Goffredo Bettini in pantofole nella sua casa di trenta metri quadrati al piano terra di un palazzo sul dorso di Monte Mario, la luce tenue di una abatjour e libri preziosi, un letto, una finestra con panorama sulle cupole illuminate di Roma e fogli pieni di appunti, bozze di schemi con cui il grandioso stratega dem — non sempre infallibile — ha convinto Conte che il nuovo partito grillino debba stare nel recinto del centrosinistra.
Eccolo, Conte: la voce priva del solito velluto, un piglio deciso, la pochette bianca senza punte, meno vezzosa, una solida libreria alle spalle: per il succo dei ragionamenti sempre un filo sfumato, molti ma anche, molti sottintesi, molte allusioni. Del resto, il progetto ambizioso, complesso, spinoso: Conte spiega che non sar un’operazione di marketing, di restyling, ci sar un nuovo statuto, immagina una forza anti-lite ma con ambizioni di governo, di respiro progressista, europeista, che non rinneghi i valori delle origini, pur salvando comunque qualcuno dalla ghigliottina del doppio mandato (per capirci: un po’ di establishment verr graziato perch — ha spiegato Conte in privato — sarebbe sbagliato smarrire esperienze conquistate in anni trascorsi a Palazzo Chigi; di sicuro non si ricorrer per alla mandrakata del mandato zero che s’erano inventati i colonnelli, quella che il primo giro di Parlamento non si conteggia. Cos, alla fine, i mandati sono tre). Sul tavolo, intatto, resta il problemone della piattaforma Rousseau: Davide Casaleggio reclama 500 mila euro, ma con lui tratta — personalmente — Beppe Grillo.
Siamo qui ad ascoltare Conte, le sue parole rimbalzano in diretta sul web, sulla Moleskine — dopo venti minuti — c’ scritto: in effetti, parla da leader.
Ma per quanto gli sar concesso? Sono dubbi legittimi, necessari. Sembra ieri che Grillo annunciava solenne davanti alle telecamere: Il capo Di Maio. Poi si voltava, e con il suo ghigno: Al piccoletto, una controllatina gliela d comunque io.
1 aprile 2021 (modifica il 1 aprile 2021 | 23:27)
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