L’intelligenza artificiale utilizza informazioni tratte da opere e documenti già esistenti per essere formata a riconoscere modelli e correlazioni. Questo processo avviene attraverso lo scraping, ovvero l’estrazione automatica di contenuti da siti web e database online. I dati raccolti vengono poi immagazzinati e utilizzati per generare risposte alle richieste degli utenti.
La difesa del copyright
Molti di questi documenti, come testi, immagini, musica o video, sono giocoforza protetti dal diritto d’autore o dai diritti connessi. In generale, tale tipo di tutela prevede che l’autore o chi possiede i diritti di un’opera abbia il potere di autorizzare la copia o la creazione di altre derivate. Alla stessa maniera, in molte giurisdizioni è vietato utilizzare l’immagine o la voce di una persona per scopi commerciali senza consenso (situazione che si verifica spesso nei materiali elaborati dagli strumenti basati sull’intelligenza artificiale.
Ormai da tempo, tutto questo ha generato un dibattito sulla possibilità che gli output generati dall’IA siano considerati come copie di opere preesistenti o come elaborazioni di tali opere. In questo senso, seppure ogni caso debba essere esaminato singolarmente, è chiaro che esiste un rischio di violazione dei diritti d’autore. Un pericolo che i firmatari della dichiarazione ufficiale sul training dell’intelligenza artificiale provano adesso a evidenziare a gran voce.
Chi ha firmato
Tra i sottoscrittori ci sono per esempio attori come Julianne Moore, Kevin Bacon, Rosario Dawson, F. Murray Abraham e scrittori come Kazuo Ishiguro, Paula Hawkins, Max Richter, Robert Smith, Ed O’Brien. Sono poi decine le associazioni che hanno firmato il prova, dall’Associazione della musica indipendente (Aim) del Regno Unito all’Associazione degli editori americani, dall’Hachette book group alla Federazione industria musicale italiana (Fimi).
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di Alessandro Patella www.wired.it 2024-10-23 11:39:00 ,