L’Italia è nel pieno di una nuova ondata di Covid-19. Una ripresa della pandemia insolita per l’estate guidata dalle sottovarianti di Omicron Ba.4 e Ba.5. Nell’ultima settimana i contagi sono cresciuti del 56,2% rispetto a quella precedente, in cifre assolute, si tratta di 225 mila contagi contro 144 mila. La differenza rispetto ai picchi più recenti, è l’incremento dei ricoveri, +8,1% nei reparti ordinari e +7,6% nelle terapie intensive. Spicca il contrasto con le estati del 2020 e del 2021, quando senza immunizzazioni, e per lo più senza mascherine Ffp2 il virus sembrava sconfitto, e contagi giornalieri erano nell’ordine delle centinaia.
L’impennata dei contagi
Omicron 5, infatti, è estremamente più contagiosa rispetto alle varianti precedenti, e riesce in buona percentuale riesce a bucare i immunizzazioni e l’immunità naturale, anche quella di Omicron 1. Il tasso di reinfezione, è passato da valori quasi nulli del mese scorso, ad oltre il 7% di ora. È per questo che ieri, 20 giugno, il virologo Fabrizio Pregliasco ha previsto un picco dei contagi ad agosto, e ha invitato a non abbassare le mascherine, nemmeno all’aperto, nemmeno in spiaggia. Non tutti i virologi, però, sono pessimisti.
Riguardo queste affermazioni, Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova: «Oggi è impossibile dire quando ci sarà il picco di questo aumento dei contagi. Le previsioni si possono fare con modelli matematici e oggi è presto. Io sinceramente non so da dove arrivano i dati del collega Pregliasco, non so come fa a fare previsioni sul picco a fine luglio. Basta ansia da picchi, il virus è mutato ed è più contagioso ma meno grave anche grazie alle conoscenze e alle terapie che oggi abbiamo a disposizione».
L’epidemiologo dell’Istituto Superiore di Sanità Giovanni Rezza ha dichiarato a La Stampa, che si dovrà vedere un «rimbalzo consistente dei contagi sui ricoveri» per tornare a misure più restrittive, e che in caso contrario si andrà verso «una politica di responsabilizzazione». Questo vorrebbe dire superare l’obbligo di isolamento dei positivi, quantomeno di quelli asintomatici. Dello stesso parere è il sottosegretario alla Salute Andrea Costa. La ragione è semplice, anche se più contagiosa, Omicron 5 non ha la stessa capacità di penetrare a fondo nelle vie respiratorie che avevano le varianti precedenti.
Il pericolo Long Covid
Dove Omicron potrebbe mostrare i suoi effetti più gravi, però, è nel Long Covid. Secondo uno studio pubblicato su Lancet, e ripreso dal Corriere della Sera, una diffusione così massiccia, infatti, espone molte più persone agli strascichi della malattia: stanchezza, nebbia cerebrale, difficoltà respiratorie. Le stime parlano di strascichi nel 20% dei casi dopo cinque settimane e nel 10% dopo tre mesi. Una conseguenza finora sconosciuta è la formazione di microtrombi sanguigni che «si ripercuotono sulla vascolarizzazione in vari organi, tra cui anche cuore e cervello», spiega il professore di Anatomia Patologica dell’Università di Torino Gianni Bussolati.
Nel frattempo, sono stati fatti progressi nella comprensione di come si sviluppa il Long Covid. Il virus rimane a lungo nell’apparato digerente e nel sistema nervoso. Proprio per questo, alcuni virologi spingono per la quarta dose di vaccino a tutti. Come riporta il Fatto Quotidiano, un’inoculazione basata sulla variante Omicron proteggerebbe le fasce più fragili della gente. Ma non è detto che il prossimo autunno la variante dominante sarà Omicron. Se dovesse emergerne un’altra, le vaccinazioni potrebbero perdere di efficacia.
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Scritto da Antonio Di Noto perwww.open.online il 2022-06-21 09:00:03 ,