I disastri di Palomba e i fallimenti del Pd spianano la strada all’ex sindaco. Ma resta l’incognita-processo
Torre del Greco. L’annuncio è arrivato a pochi minuti dalla mezzanotte di sabato: «Torno perché ci sono importanti sfide da vincere», il messaggio social dell’ex sindaco Ciro Borriello. Un post capace di scatenare un plebiscito in rete, tra fedelissimi dello storico leader del centrodestra all’ombra del Vesuvio e nostalgici dei tempi in cui Torre del Greco non era ridotta a pattumiera di rifiuti a cielo aperto. E se l’intenzione dell’ex deputato di Forza Italia era sondare l’indice di gradimento degli internauti, i risultati avranno sicuramente soddisfatto il chirurgo plastico di via del Monte.
La discesa in campo
La discesa in campo era stata anticipata da una serie di incontri organizzati dall’ex primo cittadino per gettare le basi della coalizione da presentare ai nastri di partenza della corsa alle urne del 2023. Il tempo di vedere naufragare la mozione di sfiducia a Giovanni Palomba e l’agenda politica di Ciro Borriello è diventata fittissima: a partire dagli storici alleati per arrivare ai «delusi» della carovana del buongoverno uscita vincitrice dalle elezioni del 2018. D’altronde, complici le difficoltà identitarie di Fratelli d’Italia e Lega – l’unica esponente del partito di Giorgia Meloni a palazzo Baronale, Alessandra Tabernacolo, oggi siede tra i banchi della maggioranza – e la scelta dell’ex assessore ai lavori pubblici Luigi Mele di abbracciare la «causa» di Giovanni Palomba, oggi il centrodestra all’ombra del Vesuvio è una prateria elettorale. Non a caso, il soldato sotto copertura (della Lega) Luigi Caldarola ha lanciato – all’indomani del mancato golpe in municipio – l’appello per costituire un tavolo «alternativo» alle forze politiche dell’attuale coalizione di governo cittadino. Capitolo a parte per Forza Italia: il gruppo rappresentato in Municipio da Romina Stilo e Carmela Iacomino lavora da tempo al progetto da presentare alle prossime elezioni, ma l’ultimo colpo di scena in consiglio comunale – il no alla mozione di sfiducia a Giovanni Palomba – potrebbe regalare ulteriori sorprese.
Il «voto» di Palomba e Pd
Il plebiscito di consensi per il ritorno di Ciro Borriello è stato certamente favorito dai «risultati» messi in fila dal suo successore Giovanni Palomba e dalla «sindrome di Tafazzi» del Pd. A dispetto della mancata presentazione della lista alle elezioni del 2018 – una «macchia» capace di convincere il segretario cittadino Massimo Meo a rassegnare le dimissioni – il colosso del centrosinistra ha guidato, grazie alla «regia occulta» del consigliere regionale Loredana Raia, le scelte politiche di Giovanni Palomba & company fino allo strappo di fine dicembre 2021. Quando lo «spettro» di Ciro Borriello ha cominciato a girare tra i corridoi di palazzo Baronale, convincendo il «sempreverde» Luigi Mennella – a caccia di una candidatura a sindaco inseguita da 15 anni – a spingere sull’acceleratore per tornare a votare già la prossima primavera, in modo da «tagliare fuori» il principale pretendente alla fascia tricolore.
L’incognita del processo
Perché, al netto del «gradimento» degli elettori, c’è un fattore esterno a frenare la corsa di Ciro Borriello al terzo mandato: l’ex primo cittadino è alla sbarra per lo scandalo monnezza connection con la pesante accusa di corruzione, respinta già dal giorno dell’arresto. Ma sono passati 4 anni e il processo procede a passo di lumaca. L’ex sindaco conta di arrivare a una sentenza prima delle prossime elezioni, ma – visto l’andamento lento – l’obiettivo non è scontato.
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di Alberto Dortucci
www.metropolisweb.it
2022-03-06 09:31:42 ,