I loro nomi erano già spuntati in occasione delle ultime elezioni per la presidenza della Repubblica nel gennaio scorso. Uno come outsider proposto da Fratelli d’Italia, quando il partito di Giorgia Meloni era ancora in netta minoranza in Parlamento, l’altra come candidata lanciata dal centrodestra governista durante l’ultimo esecutivo draghiano.
Uno dei nodi da sciogliere nella rosa del toto-ministri
Carlo Nordio ed Elisabetta Casellati, i due parlamentari della nuova legislatura, entrambi veneti e in corsa per la poltrona di Guardasigilli, sono uno dei nodi da sciogliere nella rosa del toto-ministri del futuro governo. Nel nuovo confronto che li vede in lizza, Silvio Berlusconi ha riferito del «sì di Meloni alla Casellati come ministro della Giustizia» mentre il neo presidente del Senato Ignazio La Russa ha blindato la candidatura di Nordio. Insomma, rispetto a otto mesi fa è passata almeno un’era politica, quando allora il primo a sfilarsi dalla candidatura di inquilino del Quirinale era stato proprio Nordio, il papabile ministro in quota FdI: «Sono un portatore di cultura giuridica – diceva a gennaio -. Se parliamo di politica, invece, solo sul piano teorico. Lo sanno tutti che non ho fatto neanche il consigliere comunale».
Nordio, l’ex magistrato con alle spalle inchieste dalle Brigate Rosse e Tangentopoli
Il trevigiano ed ex magistrato Carlo Nordio ha 75 anni e alle spalle una carriera di grandi inchieste, dalle Brigate Rosse a Tangentopoli, cominciata nel 1977. L’ultimo dei fascicoli bollenti di cui da procuratore aggiunto della Procura di Venezia si è occupato è stato quello sul Mose, per far luce sui fatti di corruzione legati ai cantieri del progetto. All’inizio degli anni 2000 Nordio è stato anche consulente della Commissione Parlamentare per il terrorismo e le stragi e presidente della Commissione per la riforma del codice penale. Con il pensionamento, arrivato nel 2017, ha avuto modo di immergersi nell’altra sua passione, quella per i libri e la scrittura: dal 2018 è membro del Cda della Fondazione Luigi Einaudi di Roma e per due anni è stato presidente del Premio Campiello, ma già in passato ha pubblicato libri e collaborato con riviste giuridiche e quotidiani. In occasione degli ultimi referendum sulla giustizia, è stato tra i promotori delle ragioni del Sì.
Casellati, la presidente del Senato uscente
Elisabetta Casellati, l’altra candidata al ruolo primario nel palazzo di via Arenula, ha 76 anni, è nata a Rovigo ma è di origini calabresi: è presidente del Senato uscente, carica che ha ricoperto nell’ultima legislatura e che, secondo quanto riconosciuto da tanti, ha svolto con particolare imparzialità. Casellati, la quale ha esercitato la professione di avvocato matrimonialista a Padova, nel 1994 è stata tra i fondatori di Forza Italia. Da qui la sua lunga carriera tra gli scranni del Parlamento e successivamente anche in altre sedi istituzionali di alto profilo. Tra tra il 2008 e il 2011, è sottosegretario alla giustizia nel governo Berlusconi, in una fase che è stata attraversata anche dalle polemiche per le inchieste giudiziarie del “caso Ruby”. Una vicenda nella quale Casellati ha sempre preso le difese del leader di FI in polemica con la persecuzione giudiziaria, fino alla partecipazione, assieme a tutto il Partito delle Libertà, alla manifestazione contro i giudici davanti al Tribunale di Milano. Il 15 settembre 2014 è stata eletta quale membro laico del Consiglio superiore della magistratura e sempre al Csm è stata presidente della Terza Commissione per l’accesso in magistratura e per la mobilità dall’ottobre 2016. Casellati, anche dama di Gran Croce di grazia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, da sempre condanna la violenza femminile, in passato si è dichiarata favorevole alla castrazione chimica per gli stupratori mentre si è opposta fermamente alla legge Cirinnà, quella che regolamenta le unioni civili.