Le università e i college Usa non possono tenere in considerazione la razza nel valutare le richieste di ammissione degli studenti: lo ha deciso la Corte suprema Usa accogliendo il ricorso contro alcuni atenei, tra cui Harvard. I giudici hanno inferto così un colpo alla cosiddetta azione affermativa, una discriminazione positiva finalizzata ad una maggiore inclusione delle minoranze di vario genere ma da molti ritenuta controversa e penalizzante.
Sì a riposo domenicale per pratica fede religiosa
La corte suprema ha inoltre dato ragione ad un ex postino cui era stata negata l’esenzione dal lavoro la domenica per poter praticare la sua fede di cristiano evangelico. La corte suprema, che con la sua maggioranza conservatrice sta allargando i diritti religiosi, ha ravvisato – questa volta all’unanimita’ – una violazione della legge federale anti discriminazione legata al Civil Rights Act del 1964, che proibisce ai datori di lavoro discriminazioni su base religiosa, razziale, sessuale o di origine nazionale.
Democratici: un colpo alla giustizia sociale
La sentenza della Corte suprema Usa sull’azione affermativa «ha messo un gigantesco blocco nella marcia del nostro Paese verso la giustizia sociale»: cosi’ il leader dei Democratici al Senato Chuck Schumer ha commentato la decisione della massima istanza giudiziaria americana sugli atenei.
Obama: discriminazione da soldi, potere e privilegio
Dura presa di posizione di Barack Obama contro la decisione della corte suprema Usa di cancellare per gli atenei americani il criterio della razza nelle ammissioni degli studenti. «Come ogni politica, l’azione affermativa non era perfetta. Ma ha permesso a generazioni di studenti come Michelle e me di dimostrare che lo meritavamo. Ora tocca a tutti noi offrire ai giovani le opportunità che meritano — e aiutare gli studenti di tutto il mondo a beneficiare di nuove prospettive», ha commentato l’ex presidente, ricordando la sua esperienza personale.
Obama non ha rinunciato ad una stoccata contro i privilegiati nell’accesso all’universita’: «Ovviamente, studenti del mio campus e innumerevoli altri in tutto il paese hanno ricevuto – e Proseguono a ricevere – una considerazione speciale per l’ammissione. Alcuni hanno genitori che si sono laureati nella stessa scuola. Altri hanno famiglie che possono permettersi “coach” che li aiutano a correre più velocemente o a colpire più forte una palla. Altri vanno alle scuole superiori con risorse sontuose per i tutor e un’ampia preparazione standardizzata ai test che li aiuta a ottenere punteggi più alti negli esami di ammissione all’università. Di solito non ci chiediamo se quegli studenti lo meritano. Così, spesso, accettiamo semplicemente che il denaro, il potere e il privilegio siano forme perfettamente giustificabili di azione affermativa, mentre i ragazzi che crescono come me dovrebbero competere quando le condizioni di gioco sono tutt’altro che uguali».