Come dopo ogni elezione, anche negli ultimi giorni sui giornali sono state pubblicate diverse analisi sui cosiddetti “flussi elettorali”, il nome con cui vengono erroneamente indicate due cose diverse: i passaggi di voti tra un partito e l’altro tra un’elezione e l’altra, e gli studi che cercano di capire quale partito ha preso i voti delle persone divise sulla base di caratteristiche demografiche, sociali o economiche.
Nel primo caso è appropriato chiamarle flussi, perché in effetti queste analisi provano a capire quante persone che avevano votato un determinato partito in passato hanno deciso di fare una scelta diversa. Gli studi sulle caratteristiche degli elettori, invece, non riguardano il passato: sono esclusivamente la fotografia di come è andata domenica 25 settembre.
Lo studio dei flussi può essere realizzato con due metodologie. La prima sono i sondaggi, cioè semplicemente chiedendo alle persone cosa hanno votato in passato e cosa hanno scelto alle ultime elezioni. La seconda è il cosiddetto modello Goodman, una tecnica di analisi basata sulla distribuzione dei voti in alcuni seggi campione: l’efficacia di questo sistema, tuttavia, non è riconosciuta da tutti gli esperti perché è considerato piuttosto affidabile soltanto con dati di territori piccoli come i comuni o al massimo le province.
Analisi di questo tipo vengono realizzate da istituti che si occupano di sondaggi oppure centri studi come l’istituto Cattaneo e il Centro Studi Elettorali dell’Università Luiss. I risultati sono rappresentati quasi esclusivamente con un grafico chiamato diagramma di Sankey, che mostra il passaggio di voti da un’elezione all’altra. Sui giornali ne sono stati pubblicati molti negli ultimi giorni: spesso sono grafici belli da vedere, ma poco comprensibili soprattutto se l’analisi riguarda molti partiti.
👀 I flussi elettorali fra Politiche 2018 e Politiche 2022#LuissElectionNight #ElezioniPolitiche22 #elezioni22 https://t.co/JatQ78V7FC
— CISE – Centro Italiano Studi Elettorali (@_cise) September 26, 2022
Un classico sondaggio è invece l’unico metodo affidabile per capire cosa hanno votato le persone che fanno parte di gruppi diversi come giovani, adulti o anziani, divisi per classi di reddito, lavoro e livello di istruzione. Capirlo dai voti, infatti, non è possibile.
Un’altra analisi è il confronto tra la percentuale dei voti ottenuta dai partiti in alcuni territori – collegi elettorali, regioni o province – e alcune caratteristiche degli stessi territori: per esempio, quanto è andato bene Fratelli d’Italia nelle province dove il reddito è più alto oppure dove c’è un elevato tasso di disoccupazione. Negli ultimi giorni questo metodo è stato utilizzato per capire se il Movimento 5 Stelle ha avuto successo nelle regioni italiane dove c’è l’incidenza più alta di percettori del reddito di cittadinanza: si tratta di una correlazione che però non implica causalità, per cui sono necessari studi più approfonditi.
Tutte queste metodologie, sia il modello di Goodman che i sondaggi, hanno punti di forza e limiti: i risultati sono spesso interessanti, ma non è raro osservare esiti differenti e in alcuni casi contraddittori tra i diversi studi. Per questo vanno sempre presi con una certa cautela.
Le principali conclusioni delle analisi dei flussi pubblicate negli ultimi giorni sono abbastanza simili: Fratelli d’Italia è stato votato da molti elettori che in passato avevano votato la Lega e il cosiddetto Terzo Polo ha ottenuto voti soprattutto dal Partito Democratico.
Secondo le stime realizzate dall’istituto Noto Sondaggi, pubblicate dal Corriere della Sera, il 26% delle persone che ha votato Fratelli d’Italia domenica, in passato aveva votato la Lega. Considerato il peso in termini assoluti di voti, la metà dell’elettorato leghista del 2018 ha scelto Fratelli d’Italia. Il partito di Giorgia Meloni è stato votato anche per il 15% da persone che nel 2018 avevano scelto Forza Italia e per il 12% da ormai ex elettori del Movimento 5 Stelle.
Il Terzo Polo, invece, ha ottenuto molti voti da persone che avevano votato il Partito Democratico: il 37% del suo elettorato è formato da ex elettori del PD. La stessa conclusione si trova nello studio pubblicato dall’istituto Cattaneo realizzato con il modello di Goodman sui risultati di nove città: Torino, Brescia, Genova, Padova, Bologna, Napoli, Salerno, Catanzaro, Catania. Le stime dei flussi indicano che la quota principale dei voti del Terzo Polo, dal 30 al 50% a seconda della città, arrivava dal PD. Tuttavia, si legge nel report, gli elettori che nel 2019 avevano votato il centrodestra contribuiscono al risultato di Calenda per il 40% dei voti.
Secondo l’istituto SWG, la cui analisi è stata pubblicata da Repubblica, soltanto il 10% delle persone che nel 2018 avevano votato il Movimento 5 Stelle ha confermato la sua preferenza: il 14% degli ex elettori ha scelto Fratelli d’Italia, il 7% il PD e il 36% si è astenuto. Per quanto riguarda i flussi in entrata, invece, secondo l’istituto Cattaneo il Movimento 5 Stelle ha confermato sostanzialmente i suoi elettori più fedeli e ha ottenuto voti da chi in passato si era astenuto.
Ma allo stesso tempo, sempre secondo le stime dell’istituto Cattaneo, il Movimento 5 Stelle è il partito che ha perso più voti in favore dell’astensione, alimentata anche da persone che in passato avevano scelto Forza Italia e Lega. La stessa conclusione si trova nell’analisi dei flussi realizzata da YouTrend secondo cui circa un terzo di coloro che avevano votato per il Movimento 5 Stelle nel 2018 si è astenuto: questo flusso spiega anche il netto calo del partito che ha dimezzato i consensi, passando dal 32,6 al 15,4 delle preferenze, da 10,7 a 4,3 milioni di voti.
– Leggi anche: I partiti perdono montagne di voti
Fratelli d’Italia e Partito Democratico invece sono i due partiti che sono riusciti a mobilitare maggiormente il proprio elettorato rispetto al 2018, come dimostra anche il numero assoluto di voti: nel caso di Fratelli d’Italia è cresciuto in modo considerevole, mentre il PD ne ha persi pochi.
Uno dei risultati più interessanti delle analisi sulle caratteristiche degli elettori è stato pubblicato dal Corriere della Sera ed è basato su un sondaggio di Ipsos: il 34,6 % degli operai avrebbe votato Fratelli d’Italia, il partito con la percentuale più alta in questo settore lavorativo. Al secondo posto c’è il Movimento 5 Stelle, votato dal 16,4% degli operai e al terzo la Lega con il 13,4%. Il Partito Democratico, cioè il partito che discende in linea diretta dal Partito Comunista Italiano, è soltanto al quarto posto. «Queste elezioni, ancora più delle precedenti, hanno evidenziato come siano venuti meno i tradizionali gruppi di riferimento di ciascun partito», ha commentato il presidente di Ipsos Nando Pagnoncelli.
Un sondaggio pubblicato da SWG dice che il 29% delle persone in difficoltà economiche ha votato Fratelli d’Italia, il 23% il Movimento 5 Stelle. Più staccati gli altri partiti, con il PD al 14% e la Lega al 10%.
Le persone che non hanno un lavoro avrebbero votato per la maggior parte il Movimento 5 Stelle, mentre nella Lega sarebbero in calo i consensi tra commercianti e artigiani, storicamente vicini al partito di Salvini. Tra le altre cose, Fratelli d’Italia risulta essere il partito più votato a prescindere dalle fasce di reddito: non solo da chi ha difficoltà economiche, ma anche da chi ha redditi medi e bassi e dai più ricchi. Questi dati dimostrano che è bene leggere questi risultati con alcune accortezze, perché il considerevole numero di voti ottenuto da Fratelli d’Italia può condizionare le risposte: è normale che un partito molto votato sia rappresentato in diverse categorie.
Come già detto, come avviene in tutti i sondaggi possono esserci esiti diversi a seconda dell’istituto che li realizza e della metodologia. Ipsos, per esempio, ha basato la sua analisi considerando gli elettori tra i 18 e i 34 anni, che hanno votato prevalentemente il Movimento 5 Stelle e il PD. «I Cinque stelle vanno forte tra i giovani, tra i quali va considerato come la prospettiva occupazionale rappresenti un miraggio», ha detto Pagnoncelli. «Perciò una forza che mette al centro del programma “reddito” e salario minimo diventa molto attrattiva». Le conclusioni del sondaggio pubblicato da SWG sono diverse: Fratelli d’Italia sarebbe stato scelto dal 22% dei giovani tra 18 e 34 anni, il PD dal 19%, il Movimento 5 Stelle dal 15% e il Terzo Polo dal 10%.
L’istituto Ixè invece ha considerato due fasce di cittadinanza più ristrette, tra 18 e 24 anni e tra 25 e 34 anni. Nella prima fascia il partito più votato è il Terzo Polo, nella seconda Fratelli d’Italia.
Anche sul voto degli anziani ci sono state interpretazioni diverse e discussioni.
Come hanno votato le diverse #generazioni? I #flussi di voto e tutti i #dati dell’analisi elettorale dell’ #istitutoixè su: https://t.co/NrtIBjrV7G pic.twitter.com/FL34Z1W5pq
— istituto ixè (@istitutoixe) September 27, 2022
Se si osserva il livello di istruzione, secondo il sondaggio di Ipsos il partito più votato dai laureati sarebbe il PD e il secondo Fratelli d’Italia, che è molto rappresentato anche tra chi ha un basso livello di istruzione. Tra i risultati curiosi del sondaggio pubblicato da Ixè c’è il voto ai partiti secondo la collocazione politica: il 3,1% delle persone che si definiscono di sinistra ha votato Fratelli d’Italia, mentre lo 0,5% degli elettori di destra ha votato per l’alleanza Verdi-Sinistra.
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, 2022-09-28 15:15:21 ,
Il post dal titolo: Cosa ci dicono le analisi sui flussi elettorali scitto da il 2022-09-28 15:15:21 , è apparso sul quotidiano online Politica – Il Post dove ogni giorno puoi trovare le ultime notizie dell’area geografica relativa a Politica