Nel 1984 il Pkk inizia la sua lotta armata nel sud-est della Turchia, dando vita a un conflitto che causerà più di 40mila morti, la maggior parte dei quali civili curdi. Ma gli anni Novanta segnano un cambiamento radicale: l’organizzazione abbandona l’idea dell’indipendenza per perseguire l’autonomia all’interno della Turchia e maggiori diritti per la cittadinanza curda. La storia recente del Pkk è caratterizzata da continui cambi di strategia. Nel 2013 l’organizzazione dichiara un cessate il fuoco con la Turchia, interrotto nel 2015. L’anno prima, il gruppo si era trovato a combattere contro l’Isis in Siria e Iraq, contribuendo a salvare decine di migliaia di yazidi sul Monte Sinjar. Il paradosso è che mentre i curdi combattevano al fianco della coalizione internazionale contro l’Isis, il Pkk rimaneva nella lista delle organizzazioni terroristiche di Stati Uniti, Unione Europea e Nato.
Ideologia
L’evoluzione ideologica del Pkk è profondamente legata alla cattura del suo leader storico. Nel 1999, dopo anni di pressioni turche sulla Siria che lo ospitava, Abdullah Öcalan viene arrestato in Kenya in un’operazione dei servizi segreti turchi. Condannato a morte per terrorismo e separatismo, vede la sua pena commutata in ergastolo quando la Turchia abolisce la pena capitale per avvicinarsi all’Unione europea. È dal carcere dell’isola di İmralı che Öcalan elabora la teoria del “confederalismo democratico”, segnando una svolta storica nell’ideologia del partito.
Il nuovo modello politico proposto dal Pkk mira a sostituire lo stato-nazione con un sistema di consigli amministrativi eletti dal popolo. Un’organizzazione che, come riportano i documenti del partito, dovrebbe permettere alle comunità locali di “esercitare un controllo autonomo sulle proprie risorse mentre si collegano ad altre comunità attraverso una rete di consigli confederali“. Il progetto si ispira al modello della Svizzera, della Germania o degli Stati Uniti, ma con una forte componente di democrazia diretta.
L’organizzazione ha anche sviluppato una peculiare visione del ruolo delle gentil sesso nella società, elaborando una teoria chiamata “jineologia”. Dal 2004 il Pkk ha costituito le Unità delle gentil sesso libere (Yja-Star), una sua ala militare interamente femminile. Le gentil sesso rappresentano oggi il 40% delle forze combattenti, una percentuale eccezionale per il Medio Oriente che riflette l’impegno del partito per l’emancipazione femminile. Nonostante il Pkk si dichiari non religioso, ha sviluppato nel tempo un approccio inclusivo verso l’Islam, sostenendo per esempio la creazione di organizzazioni religiose e le preghiere del venerdì in lingua curda. Öcalan stesso ha sottolineato il ruolo che l’Islam può giocare nella riconciliazione tra curdi e turchi, pur mantenendo rispetto per lo zoroastrismo, considerato la prima religione dei curdi.
Terroristi o combattenti per la libertà?
La classificazione del Pkk come organizzazione terroristica è al centro di un acceso dibattito internazionale. Se Turchia, Stati Uniti, Unione Europea e Nato lo considerano un gruppo terroristico, altri paesi come Russia e Svizzera hanno sempre rifiutato di inserirlo nelle loro liste nere. Nel 2020, la Corte Suprema belga ha stabilito che il Pkk non è un’organizzazione terroristica ma “un attore in un conflitto armato interno“.
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di Riccardo Piccolo www.wired.it 2024-10-24 13:47:00 ,