Con una serie di emendamenti al decreto anti-rave in Senato la maggioranza interviene sulle restrizioni per il contenimento dei contagi da Coronavirus. E i provvedimenti appaiono ancora più radicali rispetto a quanto anticipato in interviste e dichiarazioni dal ministro della Salute, Orazio Schillaci. Si va dall’abolizione dell’obbligo al tampone una volta terminato l’isolamento, sia per gli asintomatici che per i sintomatici, alla riduzione da dieci a cinque giorni per l’auto-sorveglianza dei contatti stretti dei positivi, tenuti in quel lasso di tempo a indossare la mascherina. Anche in questo caso è abrogato l’obbligo di eseguire un tampone al termine del periodo. Viene inoltre abolito l’obbligo di Green Pass negli ospedali, l’ultimo luogo rimasto ad imporlo fino al termine dell’anno. Lo stesso varrà per le residenze sanitarie assistite (Rsa), le strutture riabilitative e le residenze per anziani.
Il commento di Pregliasco
Gli over 50, insegnanti e forze dell’ordine che al 15 giugno scorso non erano in regola con le vaccinazioni vedranno infine la sospensione fino al 30 giugno 2023 dei procedimenti per le sanzioni attualmente previste e pari a 100 euro. Il termine per contestare l’infrazione era scaduto a fine novembre, e l’Agenzia dell’Entrate era pronta a far partire le multe. La proroga è stata però ottenuta con un emendamento a firma Lega. Gli emendamenti approvati aspettano ora il via libera definitivo della Camera. Ma hanno già iniziato a far discutere la comunità scientifica. «Un rischio troppo alto», lo definisce il virologo Fabrizio Pregliasco in un’intervista a La Stampa, parlando della ldecisione di abrogare il tampone in uscita dall’isolamento domiciliare. Almeno, specifica, nel caso dei sintomatici. Rispetto agli asintomatici, infatti, ritiene che sia «un passo verso la normalità che si poteva fare», in quanto la contagiosità si concentra nei primi giorni dopo aver contratto l’infezione. «Ciò non significa che sia impossibile contagiare gli altri – puntualizza -, ma solo che il pericolo diminuisce al diminuire della carica virale». Che, al contrario, negli asintomatici è ancora alta: ecco perché abrogare il tampone in questi casi è a suo avviso un pericolo. «Magari era un passo che si poteva tentare scavallato l’inverno», commenta.
La prudenza necessaria
Una prudenza che a suo avviso sarebbe stata necessaria anche rispetto all’abrogazione del Green Pass in ospedali e Rsa. «Si poteva aspettare un po’ anche in questo caso», dichiara, ipotizzando che «in futuro il Green pass si potrebbe mantenere solo su indicazione del direttore sanitario in funzione del contesto in cui ci si trova, ossia della presenza di persone particolarmente fragili, ma anche del periodo. Mantenendolo ad esempio nei mesi invernali». Pregliasco si astiene dal commentare la decisione di non far pagare le multe ai No Vax, così come quella di anticipare il rientro dei sanitari non vaccinati: «Credo che sia una scelta politica. Certo è che così si mandano segnali ambigui». E, a suo avviso, si allontanano le persone dalla vaccinazione, anche perché «c’è già una certa stanchezza vaccinale».
Nessuna ambiguità sui immunizzazioni
La sua idea è che «non possiamo continuare a proporre il vaccino ogni 4 o 6 mesi. Dobbiamo arrivare a un richiamo annuale, concentrandoci su anziani e fragili». Ma sul tema dei immunizzazioni, ribadisce, «non può esserci alcuna ambiguità»: «Hanno salvato decine di migliaia di vite umane solo in Italia. E ora è il momento di proteggersi anche dall’influenza». Anche su questo fronte tuttavia, commenta amareggiato, «l’immunizzazione non sta andando bene». Mentre non si dichiara del tutto contrario alla riduzione dell’auto-sorveglianza a 5 giorni senza, anche in questo caso, prevedere un tampone all’uscita: «Accorciare i tempi ci sta per rendere più accettabile l’obbligo di indossare le Ffp2 nei luoghi chiusi e in quelli affollati. In questo caso un piccolo rischio in più lo si corre solo se si hanno sintomi». Invece, prosegue, «se si frequentano persone fragili il tampone lo farei e così come si fa con l’influenza in caso di sintomi si sta a dimora».
L’obbligo di mascherina
Rispetto alla questione dell’obbligo di mascherina nelle Rsa, sostiene che l’obbligo andrebbe mantenuto per il momento. Poi, aggiunge, così come per il Green pass, «lascerei che siano i direttori sanitari a dare delle indicazioni a seconda della fragilità dei pazienti con i quali si entra in contatto». Dobbiamo prepararci a «un Natale impegnativo», a suo avviso. E nonostante l’anno nuovo porterà l’abolizione delle misure anti-Covid, ricorda che «non è ancora il momento di abbandonare la prudenza»: «Omicron è meno pericolosa, ma è anche più contagiosa per cui il tasso di letalità dello 0,2% su un gran numero di contagiati dà purtroppo ancora un alto numero di vittime».
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Scritto da Redazione perwww.open.online il 2022-12-15 08:47:49 ,