DALLA NOSTRA INVIATA
BUENOS AIRES – Javier Milei è il nuovo presidente dell’Argentina. L’anarco-capitalista ha sconfitto al ballottaggio il peronista Sergio Massa, con quasi il 56 % dei voti e oltre 11 punti di vantaggio. L’attuale ministro dell’Economia ha riconosciuto la sconfitta ancor prima che venissero divulgati i risultati ufficiali: «Non sono quelli che avevamo sperato. Mi sono felicitato con Milei e gli ho augurato buona fortuna. Da domani la responsabilità di garantire il funzionamento sociale, politico ed economico del Paese è del presidente eletto», ha detto il candidato di Unión por la patria, sconfitto per la seconda volta alle presidenziali.
Nel centro di Buenos Aires, fuori e dentro il «bunker» di Milei all’hotel Libertador, sera è un tripudio di bandiere biancazzurre e di sostenitori con le maglie della nazionale argentina che aspettavano l’uomo che ha promesso di tirarli fuori da «cento anni di decadenza». Il futuro presidente, che ha seguito lo spoglio nella suite al 21° piano, assieme alla sorella Karina, alla fidanzata e futura primera dama – un’imitatrice televisiva – e ai suoi collaboratori più stretti, ha aspettato a lungo prima di concedersi all’abbraccio della folla, che con il passare delle ore ha invaso le strade della capitale.
Il candidato dell’alleanza di estrema destra La Libertad Avanza, è riuscito a coagulare dietro il suo nome il voto anti-peronista e anche quello dello scontento, in un Paese afflitto da una gravissima crisi economica. Soprattutto, ha ottenuto l’appoggio dell’ex presidente conservatore Mauricio Macri e di gran parte del centro-destra tradizionale, rimasto orfano della sua candidata, Patricia Bullrich, arrivata solo terza al primo turno in ottobre. Un sostegno che sarà fondamentale anche in Parlamento, dove La Libertad Avanza conta solo su 23 deputati.
Il nuovo presidente si insedierà il 10 dicembre, giorno in cui la giovane democrazia argentina, nata dopo la dittatura militare, compirà 40 anni. Ora l’economista ultraliberista diventato famoso nei talk show televisivi, il politico anti-sistema, che ha promesso di «distruggere a colpi di motosega la Casta peronista», dovrà dimostrare di saper guidare l’Argentina fuori dalla crisi. Se manterrà le promesse elettorali, affronterà subito con misure draconiane gli enormi problemi economici: l’ inflazione al 142%, un debito pubblico da 419 miliardi di dollari, riserve monetarie agli sgoccioli e il duro negoziato con il Fondo monetario internazionale, cui l’Argentina deve 44 miliardi di dollari. Milei ha già annunciato di voler privatizzare gran parte delle industrie di Stato, «dollarizzare» l’economia e smantellare la Banca Centrale, colpevole di «alimentare l’inflazione». In calle Florida, cuore pedonale del microcentro di Buenos Aires, i mercanti del «dollar blue» ieri pomeriggio erano nervosi e impazienti. «Cambio, cambio», urlavano. Cento dollari in strada valgono 93.000 pesos argentini. Al cambio ufficiale, e poco reale, sono solo 35.000 pesos. «Se passa Milei il dollaro va alle stelle», pronosticavano sul mercato nero.
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www.corriere.it
2023-11-20 00:17:38 ,