Il rischio evocato delle urne se si spacca la maggioranza di governo
Avanti con questo governo, con me o senza di me. Perch un Paese che insegue la ripresa economica e cerca di fuggire dalla morsa del Covid non pu permettersi il salto nel buio del voto anticipato. La nettezza con cui, al bivio tra Palazzo Chigi e il Quirinale, Mario Draghi ha svelato le sue non particolari aspirazioni personali, spiazza i partiti dell’unit nazionale e li pone, dopo settimane di uscite dissonanti, davanti a una prova di coesione e responsabilit. Se la maggioranza si spacca, si precipita verso le urne. E non l’unico rischio evocato da Draghi. Il quale, senza troppo girarci attorno, mostra alle forze politiche l’abisso che si aprirebbe se la disponibilit di uno stimatissimo nonno al servizio delle istituzioni venisse bruciata nell’Aula della Camera dai franchi tiratori.
Adesso tocca a voi, in sostanza l’avviso chiaro e forte con cui l’ex governatore della Bce mette il destino della nazione nelle mani di Letta, Salvini, Berlusconi, Speranza e Renzi, ai quali chiede di far presto e di non dividersi sul voto per il successore di Sergio Mattarella. Il modello ideale, del quale Draghi pronto a raccogliere l’eredit senza
tentazioni semi-presidenzialiste.
Le dichiarazioni con cui il premier un po’ tranquillizza e un po’
avverte i partiti
hanno scatenato la millimetrica esegesi dei parlamentari di ogni colore, che aspirano alla pensione e vivono nell’incubo del voto anticipato. E hanno innescato i tormenti dei leader, che dovranno guardarsi negli occhi e, magari confrontandosi con lo stesso Draghi, dirsi se intendono restare insieme oppure no. Non una sfida e non una minaccia. il puro e semplice dilemma, tutto politico, che la democrazia parlamentare presenta ai partiti in questo crocevia che non ha precedenti.
Perch il governo continui a lottare contro la pandemia e porti a termine la missione epocale del Pnrr la maggioranza deve restare unita, sul voto del Quirinale e dopo. Il governo va avanti indipendentemente da chi ci sar, la chiave di volta della strategia di Draghi per poter salire al Quirinale senza terremotare l’esecutivo e la legislatura. Ma con questi partiti e questo Parlamento, quell’indipendentemente a cui la promessa della stabilit sta appesa il mattone meno saldo dell’architrave. Il nome del prossimo premier non una variabile di poco conto. Per scongiurare che le forze politiche finiscano per bruciare Draghi mandando lo spread alle stelle serve un’intesa solida. Un patto, che leghi il nome di Draghi per il Colle a quello di un premier in grado di tenere unita la maggioranza. Se questa la via maestra per l’ex presidente della Bce, gli indizi portano ai profili di Daniele Franco, Marta Cartabia, Giancarlo Giorgetti. E di Renato Brunetta: il ministro pi anziano, stato docente del responsabile del Tesoro e potrebbe ritrovarsi reggente.
Quando gli hanno chiesto se i partiti saranno mai capaci di accordarsi su un altro nome, Draghi ha tradito un filo di sfiducia: Lo chieda a loro. Poco dopo Salvini era gi l che parafrasava Lorenzo il Magnifico: Senza Draghi di doman non v’ certezza… Gi, e se la Lega dovesse sfilarsi? Nascerebbe la maggioranza Ursula e nel Pd c’ gi chi vede Gentiloni a Palazzo Chigi, Giorgetti al suo posto in Europa e Draghi al Quirinale. La partita appena iniziata e ogni mossa e contromossa dei partiti ancora possibile. Dalla scelta di una personalit indiscutibile e condivisa (come potrebbe essere Amato), al bis di Mattarella. Dovrebbero pregarlo in ginocchio, ma l’Italia in emergenza e nel Pd molti guardano al presidente uscente come alla migliore uscita di sicurezza per garantire la stabilit.
23 dicembre 2021 (modifica il 23 dicembre 2021 | 07:17)
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Monica Guerzoni , 2021-12-23 06:19:41
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