di Anna Lisa Bonfranceschi
Ma questo non è l’unico problema quando si parla di immunità di gruppo: far correre, intenzionalmente o meno, il virus e le vaccinazioni non può essere garanzia di immunità a livello di comunità. E per diversi motivi quando si parla di coronavirus. In primis: sappiamo quante persone, in percentuale, dovrebbero contrarre il virus (ed esporsi ai rischi) o essere vaccinate per poter parlare di immunità di gregge?
Quando si raggiunge l’immunità di gregge?
Al riguardo, nel corso della pandemia (sempre ammesso che si possa raggiungerla), sono state snocciolate percentuali variabilissime: dal 60% al 70%, al 90%, fino al 95% citato da Bassetti. Ma come diceva già tempo fa l’Oms, e come ribadiscono gli European center for disease prevention and control (Ecdc) ancora oggi non sappiamo quanti debbano essere i vaccinati per ottenere un’immunità di gruppo, e non è nemmeno chiaro se sarà possibile: “Dipenderà in gran parte dall’efficacia dei nuovi vaccini nel ridurre la trasmissione di Sars-CoV-2”.
A riguardo sappiamo che i vaccini oggi disponibili non sono sterilizzanti, ovvero non impediscono la trasmissione del virus e non assicurano una protezione totale dall’infezione (che viene in buona parte ripristinata dalla dose booster, per questo fondamentale nella lotta alla variante omicron). È per questo che il gruppo di esperti sui vaccini dell’Oms ha appena dichiarato che se con gli attuali vaccini lo scopo rimane la protezione dalla malattia e dalle ospedalizzazioni, a quelli in via di sviluppo si chiede anche di prevenire l’infezione e la trasmissione, tenendo conto dell’emergenza di altre possibili varianti (per esempio tramite lo sviluppo di vaccini multivalenti o di un vaccino pan-coronavirus, contro più versioni del virus e dunque a prova di varianti).
Un traguardo impossibile?
Ma il discorso sulle percentuali traballa anche sotto altri punti di vista, ricordano sul Guardian Erin Mordecai e Mallory Harris della Stanford University, esperti di biologia e malattie infettive, rispettivamente professore e dottoranda. Le percentuali relative all’immunità di gregge sono mobili, scrivono, perché dipendono tanto dalle caratteristiche di trasmissione del patogeno (che muta) e dai comportamenti della cittadinanza (più o meno densa, più o meno interagente). Maggiori sono entrambi, più elevate sono le percentuali richieste quando si parla di immunità di gregge. Ammettendo che gli immuni lo siano davvero, continuano, ovvero che una volta vaccinati o guariti non si reinfettino. Oggi sappiamo che invece è possibile che un vaccino contragga ancora Covid-19, tanto più con omicron, che corre veloce anche tra popolazioni altamente vaccinate o con infezioni pregresse.
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www.wired.it
2022-01-15 06:00:00