Salgono le reinfezioni da Covid. Mentre la trasmissibilità delle varianti aumenta «verosimilmente» a causa delle infezioni «non notificate ai sistemi di sorveglianza». Per colpa delle autodiagnosi: lo rivela l’ultimo report esteso dell’Istituto Superiore di Sanità, che segnala 556.406 casi di reinfezione dal 24 agosto 2021 al 22 giugno 2022, pari a 4.0% del totale dei casi notificati. I dati ci dicono inoltre che nell’ultima settimana la percentuale di reinfezioni da Covid sul totale dei casi segnalati risulta pari all’8,4%, in aumento rispetto alla settimana precedente (7,5%). Dal 6 dicembre 2021, ovvero a partire dalla data di riferimento per l’inizio della diffusione della variante Omicron, l’analisi del rischio di reinfezione ha evidenziato un aumento del rischio in tre categorie di soggetti. Ovvero i non vaccinati, le donne e le fasce di età più giovani.
Le infezioni non notificate danneggiano le stime
Il report fa presente come fenomeni di sotto-diagnosi o ‘autodiagnosi’, non essendo notificate ai sistemi di sorveglianza, possano portare alla sottostima del tasso di incidenza. E quindi del rischio relativo e dell’efficacia vaccinale. Riguardo quest’ultimo punto, l’Iss rileva come il vaccino, nel periodo di prevalenza Omicron (quindi dallo scorso 3 gennaio), sia stato efficace nel prevenire i contagi da Sars-CoV-2 per il 54% in chi ha avuto la dose booster (40% nei 90 giorni dal completamento del ciclo vaccinale, 31% tra i 91 e 120 giorni, e 46% oltre 120 giorni). Per quanto riguarda la prevenzione dalla malattia severa, invece, l’efficacia è pari all’86% nei vaccinati che hanno ricevuto la dose booster (69% nei vaccinati con ciclo completo da meno di 90 giorni, 68% da 91 e 120 giorni, e 71% da oltre 120 giorni).
A rischio anche i più giovani
Oltre quattro milioni di casi nella gente che va dagli 0 ai 19 anni sono stati diagnosticati e riportati al sistema di sorveglianza integrata Covid dall’inizio della pandemia. 4.006.177 per la precisione, di cui 19.398 ospedalizzati, 428 ricoverati in terapia intensiva e 57 deceduti. Rispetto alla settimana scorsa, tuttavia, risulta in diminuzione la percentuale dei casi segnalati nella gente in età scolare (13%). Un quadro che vede nell’ultima settimana il 19% dei casi in età scolare venire diagnosticato nei bambini sotto i 5 anni. Il 30% in un range d’età 5-11 anni e il 50% in un range 12-19 anni.
Tasso di mortalità quattro volte superiore nei non vaccinati
Nel periodo che va dal 22 aprile al 22 maggio emerge con forza la differenza nel tasso di mortalità relativo alla gente non vaccinata rispetto a quella vaccinata. Tra gli over 12, il numero dei decessi è pari a 15 ogni 100.000 per i non vaccinati, ma scende a 4 ogni 100.000 per i vaccinati con ciclo completo da meno di 120 giorni. E persino a 2,4 ogni 100.000 nel caso dei vaccinati con dose aggiuntiva/booster. Le differenza si riflettono anche sul fronte del tasso di ricoveri in terapia intensiva tra il 6 maggio e il 5 giugno. Per i non vaccinati (3 ricoveri in terapia intensiva per 100.000 abitanti) risulta circa due volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da meni di 120 giorni (1 ricovero in terapia intensiva per 100.000).
E circa quattro volte più alto rispetto ai vaccinati con dose booster (1 ricovero in terapia intensiva per 100mila). Proporzioni analoghe a quelle riscontrate riguardo il tasso di ospedalizzazione. Che nello stesso lasso di tempo risulta oltre due volte e mezza più alto per i non vaccinati (60 ricoveri per 100.000 abitanti) rispetto ai vaccinati con ciclo completo da meno di 120 giorni (26 ricoveri per 100mila). E oltre tre volte e mezzo più alto rispetto ai vaccinati con dose booster (17 ricoveri per 100mila). Al 22 giugno 2022, l’Italia ha somministrato 138.126.938 dosi di vaccino. Ovvero 47.314.339 prime dosi, 49.921.118 seconde/uniche dosi, 40.042.502 terze dosi e 848.979 quarte dosi).
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Scritto da Redazione perwww.open.online il 2022-06-25 10:16:05 ,