Covid: ricerca, con un aminoacido si protegge l’endotelio – Campania

Covid: ricerca, con un aminoacido si protegge l’endotelio – Campania

https://www.ansa.it/sito/img/ico/ansa-700×366-precomposed.png


Oltre alle terapie farmacologiche buoni risultati con L-arginina


(ANSA) – NAPOLI, 11 FEB – Un impulso alla conoscenza dei meccanismi fisiopatologici dell’infezione da Sars Cov2, con particolare riferimento alla disfunzione dell’endotelio che il virus può creare: è il frutto di una sperimentazione nella terapia sub intensiva Covid dell’ospedale Cotugno di Napoli e un lavoro scientifico e di ricerca portato avanti nell’ambito del consorzio Itme (International Translational Research and Medical Education), creato dall’università Federico II in collaborazione con l’Albert Einstein Institute of Medicine di New York e il coinvolgimento di Damor, storica azienda farmaceutica napoletana.
    Nel corso del lavoro realizzato da Itme, Cotugno, Damor, pubblicato su Eclinicalmedicine gruppo The Lancet, si è evidenziato che nei pazienti ricoverati con infezione grave da Covid 19 supportando le tradizionali terapie farmacologiche con la supplementazione di L-arginina, aminoacido che presiede la produzione di ossido nitrico e citrullina da parte della cellula endoteliale, si sono dimezzati i tempi di degenza ospedaliera e si è ridotta la necessità del supporto ventilatorio.
    Se ne parlerà martedì prossimo, 15 febbraio (ore 11:30), nell’auditorium Damor, in via Emilio Scaglione, a Napoli, in una conferenza stampa con Vincenzo Santagada, assessore alla Salute del Comune, Ugo Trama, responsabile politiche del farmaco della Regione Campania, Bruno Trimarco, professore emerito Università Federico II e consorzio Itme, Giuseppe Fiorentino, primario pneumologo e terapia sub intensiva ospedale Cotugno-Monaldi, Antonietta Coppola, pneumologa ospedale Monaldi-Cotugno, Gaetano Santulli, Albert Einstein Institute di New York, Matteo Tosato Policlinico Gemelli Roma.
    “In molti studi si è osservato – rileva una nota degli organizzatori dell’evento – che pazienti diabetici e/o con ipertensione arteriosa, con alterata funzione endoteliale, hanno avuto complicanze gravi dopo il contagio da coronavirus, con fenomeni tromboembolici e infiammatori, come polmoniti e miocarditi. Molte delle complicanze sembrano legate alla disfunzione endoteliale, a una tempesta infiammatoria di citochine, a uno stato di ipercoagulabilità”. L’endotelio, tessuto di cellule che rivestono le pareti interne del cuore e dei vasi, “modula l’aggregazione piastrinica, i processi coagulativi, contribuisce all’immunità innata, riduce l’infiammazione, regola le resistenze vascolari, protegge mediante antiossidanti dall’effetto nocivo dei radicali liberi dell’ossigeno”. È dunque fondamentale preservare e migliorare la funzione dell’endotelio.
    Nella collaborazione tra Itme, Damor e Policlinico Gemelli di Roma sono stati messi in luce i presupposti per un trattamento utile anche nella fase post-Covid, così come ricerche in corso presso l’istituto Albert Einstein di New York stanno mettendo a punto i meccanismi fisiopatologici per la prevenzione della patologia virale e nella terapia del long Covid. (ANSA).
   

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA