“Io a lavorare fianco a fianco con un collega che rischia di uccidere un paziente non ci torno, preferisco rinunciare al mio posto in ospedale”. Medico chirurgo da decenni impegnato su fronti di guerra dall’Africa, ai Balcani, all’Ucraina, come nel torinese che ha scelto come seconda dimora, Vincenzo Carrozza è stato sorpreso in Kosovo dalla decisione del governo di far tornare in servizio – “anche in corsia”, sottolinea – medici e sanitari No Vax.
“Una follia”, dice secco. E il perché lo ha spiegato anche con una lettera inviata al ministro Schillaci per comunicare le proprie dimissioni come “atto di protesta civile”. “In qualità di medico chirurgo – si legge in quella missiva – non posso accettare che la mia professione, e la salute di tantissimi pazienti, sia messa in mano a cinquemila potenziali untori”.
Al ministro si rivolge da medico a medico e senza troppi giri di parole: “tu, hai minato gravemente la credibilità del nostro Sistema Sanitario Nazionale e della nostra categoria”, auspicando “un ravvedimento, nelle tue dimissioni immediate da ministro della Sanità per non renderti complice di questo atto inqualificabile e pericoloso”.
Risposte? Nessuna, se non da una legione di No Vax che hanno subissato il dottore Carrozza di insulti, minacce, maledizioni, quando ha condiviso la sua lettera su facebook. “È incredibile, sembra quasi che tutti si siano già dimenticati che la pandemia ha fatto 18,5 milioni nel mondo – e parliamo solo di quelli stimati, perché da alcune aree non abbiamo dati affidabili – e 130mila in Italia”.
È indignato Carrozza, ancora incredulo, amareggiato. “I colleghi stranieri con cui lavoro qui ci stanno ridendo dietro”, esclama. “È bastato il primo consiglio dei ministri per cancellare la credibilità che l’Italia e il sistema sanitario italiano hanno costruito negli ultimi anni. Io sono davvero esterrefatto. Questa è una sciabolata alla Costituzione, al diritto alla cura”.
Quando la pandemia ha investito l’Italia e l’ha messa in ginocchio il dottore Carrozza era in Africa, a combattere un’altra epidemia, quella di Ebola. “E mi piacerebbe tanto chiedere ai No Vax se anche in quelle situazioni, di fronte a centinaia di bambini sofferenti, sconsiglierebbero il vaccino”, dice quasi masticando le parole.
In quel 2020 da incubo però, appena possibile è tornato in Italia, nella sua corsia, per dare una mano: “C’è un’immagine che non riesco a togliermi dalla mente. La fila di camion militari carichi di bare che esce da Bergamo. Scene di questo genere non le ho viste neanche su fronti di guerra o dopo gli attentati di Timbuctù. Sminuire quello che è successo è criminale”, sottolinea.
Eppure, tuona, si consente “a degli stregoni di ritornare in ospedale”, anzi a “cinquemila potenziali untori” di infettare pazienti, dimenticando che “se il rischio di infettare è pari a zero per un vaccinato, per un non vaccinato è tre”.
“Il ministro è medico, avrà accesso anche lui a meta-analisi e studi. Ci sono evidenze che dicono senza margine di dubbio che i immunizzazioni hanno funzionato, hanno contenuto l’epidemia, hanno ridotto la mortalità. Come si fa a ignorarli?”. E poi c’è l’esperienza di chi in corsia ci ha lavorato davvero: “chiunque sia stato in un ospedale ha visto come la mortalità delle prime fasi, dopo la campagna vaccinale si sia radicalmente ridotta”.
È un fiume in piena il dottore Carrozza. Insieme alla lettera di dimissioni, ha diffuso sui suoi profili social una foto del suo badge di ingresso che lo identifica come medico dell’ospedale di Cuneo. È vecchio, quasi consunto, racconta di decenni passati in ospedale. “Ma se queste sono le condizioni – mormora – sono disposto a rinunciare anche a questo. Ho curato gente in tutto il mondo, non posso lavorare con chi le vite le mette a rischio”
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2022-11-04 11:27:22 ,palermo.repubblica.it