La tentazione del bagno di preferenze, soprattutto se «drogata» dalle candidature multiple, coinvolgerà più o meno tutti i leader, a cominciare da Meloni e Schlein. Nel ’1999 c’erano tutti: da Bertinotti a Fini, da Bossi a Bonino
«Studiatevi i precedenti», diceva Giorgia Meloni in piena estate a tutti quelli che le chiedevano dell’intenzione o meno di candidarsi alle prossime Europee. Immancabile la risposta, sempre la stessa: «Giorgia, i precedenti recenti sono due: o fai come Berlusconi o fai come Renzi». Adesso sembra che la presidente del Consiglio in carica abbia scelto di fare come il Cavaliere; e quindi, da leader di partito e presidente del Consiglio in carica, di sottoporsi al bagno delle preferenze nella regina delle competizioni proporzionali, il paradiso terrestre del voto d’opinione, l’unica cosa che assomigli come impatto alle elezioni di midterm d’Oltreoceano. Renzi, nel 2014, aveva scelto di chiamarsi fuori, agevolando la corsa di un pokerissimo rosa (Alessia Mosca, Alessandra Moretti, Simona Bonafè, Pina Picierno e Caterina Chinnici) che nelle cinque circoscrizioni aveva contribuito allo sfondamento della soglia record del 40 percento. Berlusconi, da presidente del Consiglio, alle Europee c’era sempre stato, capolista ovunque; e a tutt’oggi è l’unico ad essersi aggiudicato un seggio per Bruxelles durante il mandato a Palazzo Chigi (nel 1989, Giulio Andreotti prese il posto di Ciriaco De Mita un mese dopo…
Author: Tommaso Labate
Data : 2023-12-19 21:25:04
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