Questa spiegazione a prima vista ben si sposa con l’indice 2021 di adozione delle criptovalute di Chainalysis. Nelle prime dieci posizioni oltre a Vietnam, India e Pakistan figurano paesi come Kenya, Nigeria, Venezuela, Togo e Argentina dove la circolazione di valuta estera è più complicata e i tassi di inflazione più alti. Un caso a parte è quello di El Salvador. La nazione centroamericana, per volere del suo giovane presidente-influencer Nayib Bukele, è stata il primo paese al mondo ad adottare il Bitcoin come moneta con corso legale lo scorso anno, acquistando 150 bitcoin a settembre 2021.
La scommessa di El Salvador è stata ritenuta un azzardo da diversi osservatori e il paese, dopo avere avuto dei problemi legati al calo della criptovaluta a inizio anno, sta faticando a incentivarne l’uso nella vita di tutti i giorni. Anche per questo il Fmi a gennaio ha affermato in un report che l’adozione dei Bitcoin come valuta legale comporta diversi rischi per l’economia di El Salvador e ha invitato il paese a ripensare alla sua decisione.
Nel suo ultimo studio, seppur critico, il Fmi evidenzia comunque la necessità di avere dati migliori sulle tendenze di adozione delle criptovalute per comprendere meglio il fenomeno, citando i limiti degli studi precedenti e la mancanza di informazioni sufficienti di alta qualità. Tuttavia, i regolatori non dovrebbero aspettare “prove conclusive”, sostengono gli studiosi, ma dovrebbero considerare “l’urgenza di agire prima che sia troppo tardi”. I risultati del report, secondo i suoi relatori, forniscono infatti già buoni argomenti alla richiesta di regolamentazione dell’utilizzo delle criptovalute, iniziando, per esempio, dalla richiesta agli intermediari “di implementare procedure di conoscenza del cliente”.
La guerra in Ucraina
A questo proposito, Stati Uniti e Unione europea di recente hanno accusato le criptovalute e il loro anonimato di permettere alle persone sanzionate in Russia a causa dell’invasione dell’Ucraina di aggirare le restrizioni imposte dall’occidente. Questa teoria è stata tuttavia criticata da diversi esperti, che ritengono poco probabile e funzionale che oligarchi o miliardari russi possano usare i loro conti crypto per salvare i propri capitali.
Il report del Fmi lascia comunque aperto uno spiraglio per gli asset digitali, se regolamentati, da usare proprio come antidoto alla corruzione. “Queste tecnologie potrebbero anche essere utilizzate per migliorare la trasparenza e la tenuta dei registri per gli appalti – scrivono gli autori – o altri pagamenti relativi a progetti governativi, aumentando così la responsabilità e riducendo la portata della corruzione”.
Il Fmi menziona nello specifico il potenziale delle valute digitali regolate da banche centrali (Cbcd), sulle quali più di un paese è già al lavoro. Questo tipo di valuta digitale, si legge, potrebbe “offrire ulteriore resilienza, sicurezza e disponibilità a costi inferiori”, concludendo che “il lavoro dovrebbe continuare nell’utilizzo delle tecnologie alla base delle risorse crittografiche per realizzare i potenziali benefici per l’inclusione finanziaria e l’efficienza dei governi”. Nascendo come strumento finanziario decentralizzato, c’è da chiedersi però se le criptovalute possano sopravvivere a una futura regolamentazione .
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di Tommaso Meo www.wired.it 2022-04-16 12:00:00 ,